lunedì 4 agosto 2014
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«Il Paese non è più quello di qualche anno fa e vanno prese prendere iniziative politiche attente alle difficoltà che ci sono oggi». Gianni Bottalico, presidente delle Acli, chiede al governo scelte politiche «forti» contro la povertà. E un riassetto del fisco in nome dell’equità. Sulle riforme istituzionali serve un «disegno complessivo chiaro», che ancora non si vede. In materia elettorale, infine, vanno reintrodotte le preferenze.Renzi ha escluso un allargamento del bonus di 80 euro.Esprimiamo una certa preoccupazione su questo punto. È un momento in cui gli squilibri sociali sono forti. Un terzo della popolazione è in povertà assoluta, un terzo in povertà relativa. Ci aspettavamo e ci aspettiamo che il bonus diventi strutturale e un allargamento della platea: 80 euro da ricollocare nel circuito per allargare i consumi anche di chi è in difficoltà mi sembrano importanti.Da dove prendere le risorse?Da scelte politiche politiche forti. Sulla povertà assoluta vanno prese delle decisioni. A suo tempo abbiamo espresso riserve rispetto alla social card. La sua riconferma riteniamo sia sbagliata, perché non è uno strumento adatto nel momento in cui la povertà diventa un fatto endemico. Noi chiediamo un reddito di inclusione sociale, che non è solo contributo economico, ma politiche di sostegno scolastico, sanitario e così via.Sul fronte del recupero dell’evasione cosa si aspetta?Più che sui piccoli, bisognerebbe concentrarsi sulle grandi e riconosciute evasioni di questo Paese. Sommate ai soldi in mano alla malavita, sono risorse economiche che basterebbero a fare degli ottimi e ricchi Def.Sul fronte delle tasse?Va ripristinato un fisco equo. La delega fiscale in questo momento è molto più attenta alla riforma della Pa: un fisco più veloce, la dichiarazione on-line. Cose importanti, ma non sufficienti. Siamo fermi al testo unico del 1975. Ogni tanto si mette una toppa, si defiscalizza qualcosa. Invece il sistema va rivisto, nella logica di attenzione alla mutata situazione sociale.Intanto le famiglie, specie al Sud, ricevono poco in servizi.Politiche di sviluppo sono necessarie. Ma la costruzione di un nuovo sistema di welfare non può aspettare. È una necessità per venire incontro alle persone, visti i tagli fatti ai Comuni, che li hanno portati a ridimensionare i servizi. Un welfare di comunità, aziendale, attento al mondo rurale.Come vede il processo di riforme istituzionali?La revisione del bicameralismo perfetto è importantissima. Ma chiediamo anche una riflessione sull’assetto che si vuol dare al Paese. Andrebbe delineato un grande disegno istituzionale, che al momento non è ancora molto chiaro.Su quali aspetti?Abbiamo chiuso le Province, con risparmi relativi. Ora trasformiamo il Senato. Ma manteniamo le Regioni, che non hanno dimostrato grande efficienza e sono state più volte oggetto dell’attenzione della magistratura. Va fatta una riflessione sui loro compiti.Qual è la vostra posizione sulla legge elettorale?Deve vedere la luce in tempi brevi. Ma abbiamo sempre detto che liste bloccate e premio di maggioranza sono punti delicati. Vanno restituite ai cittadini le preferenze e va alzato il premio, in modo che il livello di democrazia sia garantito e non si affidi a una minoranza il governo del Paese.Il "jobs act" è rimandato al 2015.Purtroppo. Ci aspettavamo che questa riforma avesse un’accelerazione. Anche se non crediamo che da sola possa servire a rilanciare il lavoro. Occorre un grande piano industriale, servono infrastrutture. Vanno affrontati i gradi temi del credito, dell’energia, degli squilibri territoriali evidenziati dall’Istat. Più che delle modalità del contratto adesso mi preoccuperei della creazione delle condizioni per il lavoro. Pensiamo anche al grande tema della formazione professionale.
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