martedì 28 settembre 2010
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Lazzate, domenica sera, selezioni di Miss Padania. Umberto Bossi è sul palco, affiancato dal figlio Renzo. Siamo in uno dei feudi del Carroccio, in provincia di Monza e Brianza, profondo Nord. Il leader della Lega cerca la battuta ad effetto per galvanizzare la platea, composta soprattutto da giovani. Così (ri)tira fuori il vecchio cavallo di battaglia. Dopo "Roma ladrona", lo slogan coniato ormai vent’anni fa, questa volta spunta Spqr. «Basta con la sigla Spqr, Senatus Populusque Romanus. Io dico – spiega Bossi – Sono porci questi romani».A Roma la mattina dopo scoppia la bagarre. Tutti contro Bossi, con distinguo solo sui toni. Duri, molto duri quelli degli amministratori locali, più soft quelli dei parlamentari del Pdl, comunque messi in evidente imbarazzo alla vigilia del delicatissimo discorso di Berlusconi alla Camera, cui sono appese le sorti della legislatura.La mobilitazione in chiave anti-Lega si spiega solo in un modo: la misura è colma. Lo scrive Gianni Alemanno, sindaco di Roma, rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio. «Dopo avere a lungo pazientato e minimizzato prese di posizione di questo genere sono costretto a chiedere ufficialmente di intervenire presso tutti i ministri affinché mantengano un atteggiamento più istituzionale e più rispettoso del ruolo di Roma Capitale». Al «grave sconcerto» di Alemanno, che non esclude la possibilità di querelare il leader del Carroccio, si somma quello di Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, secondo cui Bossi «o chiede immediatamente scusa o si deve dimettere». Una dichiarazione in linea con la scelta del suo partito, il Pd, di proporre una mozione di sfiducia ad hoc per il Senatur. Per il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, «sono vecchie battute», ma «Bossi deve ritrovare sobrietà».Anche i colleghi di governo questa volta fanno fatica a difendere il ministro delle Riforme, che nel frattempo prova ad arginare l’incendio con una precisazione. «La mia era una battuta, ma dalle reazioni che vedo in queste ore mi viene da pensare che a Roma si sentano in colpa». Un po’ poco per chiudere l’incidente. «Questa volta l’ha fatta grossa» ammette il ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Va invitato amichevolmente a smettere» gli fa eco il titolare della Difesa, Ignazio La Russa. Tocca a Giancarlo Galan, ministro dell’Agricoltura da tempo inviso alla Lega, cogliere al volo l’occasione per togliersi più di un sassolino dalla scarpa. La sortita di Bossi? «È la solita eleganza padana...»
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