venerdì 19 novembre 2010
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È convinto che entro il 14 dicembre il governo ce la farà, a trovare il sostegno di quei cinque o sei deputati necessari per incassare la fiducia anche a Montecitorio. Ma non si fida, Umberto Bossi, ormai esperto navigante nei mari perigliosi della politica romana. Se fosse per lui, si andrebbe alle urne al più presto possibile. Messa in sicurezza la riforma federale dello Stato, si capisce. «Preferirei andare alle elezioni», confida dopo il faccia a faccia con Berlusconi di ieri, al termine del Consiglio dei ministri. «Con le elezioni – aggiunge – ci pensa il popolo a raddrizzare il governo». Del resto, insiste in serata, «se non abbiamo molti voti, governare diventa un problema, con i tempi che arrivano, con la crisi economica...».Il presidente del Consiglio, con il passare delle ore (anche alla luce delle parole pronunciate ieri da Fini), appare a chi gli è vicino sempre più sicuro di ottenere la doppia fiducia. Lo avrebbe ripetuto ieri a Nicola Cosentino e Mario Landolfi, deputati campani del Pdl ricevuti a Palazzo Grazioli per parlare dell’emergenza rifiuti. Anche con loro, oltre a respingere al mittente l’invito alla responsabilità del fondatore di Futuro e libertà («Noi siamo stati sempre responsabili»), il capo del governo si sarebbe informato della situazione climatica e contabile esistente a Montecitorio. Una situazione che può evolversi in ogni momento, perché il "pressing" è continuo. E non solo da parte della maggioranza verso gli indecisi finiani o i delusi delle opposizioni, ma anche in direzione opposta. Le ultime voci danno Maurizio Grassano (Liberaldemocratici) in partenza verso l’Adc di Pionati, sostenitore del governo.Del resto, fa notare più di qualcuno in Transatlantico, in tutti i gruppi ci sono deputati che non vogliono andare alle elezioni anticipate. Per vari motivi: c’è chi teme di non venire ricandidato e c’è chi ha paura di perdere il diritto alla pensione da parlamentare, perché mancano circa 7 mesi alla maturazione del diritto. Sono davvero pochi, inoltre, i partiti ai quali converrebbe presentarsi ora agli elettori. È anche questo che fa temere al leader di Alleanza per l’Italia Francesco Rutelli 26 giorni di «indecorosa campagna acquisti».Calcolatrice alla mano, per avere la maggioranza a Montecitorio l’esecutivo dovrebbe contare su 316 voti, ma è probabile – rilevano nel Pdl – che «assenze provvidenziali» dell’ultima ora possano ridurre il quorum. Al massimo, ipotizza un deputato berlusconiano, «dovremmo cercare 3 o 4 voti e al momento non sembra un obiettivo così difficile da raggiungere».
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