sabato 24 aprile 2010
Il senatur evoca il «crollo» del governo, poi frena. Fastidio per il federalismo non citato nel testo del Pdl. Affondo del leader leghista: «Fini è invidioso delle nostre vittorie, io sono per la mediazione ma la gente del Nord ha perso la pazienza, vuole le riforme». In Consiglio dei ministri Berlusconi lo rassicura.
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Non bastava Gianfranco Fini ad agitare i sonni di Silvio Berlusconi. Ci ha pensato pure Umberto Bossi, leader della Lega Nord, che preoccupato per quanto successo nel Popolo della libertà, ha attaccato sulla Padania (senza poi smentire) Fini (accusato di essere «rancoroso e invidioso della Lega» e «da cacciare dal Pdl») ed ha avvisato con decisione il premier sui tempi dell’agenda politica, avanzando, in caso di forti ritardi, anche l’ipotesi “crisi” e quella più funebre di un “esecutivo che se ne va a casa”.Il Cavaliere, preoccupato per la sortita leghista, a margine del Consiglio dei ministri di ieri mattina ha voluto subito rassicurare sulla road map delle riforme e del federalismo il triumvirato del Carroccio: Bossi, Calderoli e Maroni. E in serata lo stesso Bossi ha ridimensionato in parte la portata delle sue uscite. «Andremo avanti», ha detto. Acqua sul fuoco anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini. «La provocazione del ministro Bossi serve a fare più in fretta, non a far cadere il governo – ha precisato Frattini –. Dopo aver approvato la legge deroga sul federalismo fiscale non possiamo avere gruppetti e gruppuscoli all’interno del Parlamento che la boicottano. Il federalismo fiscale va approvato subito».Ma sul tema del federalismo, elemento centrale del programma di governo siglato prima delle elezioni del 2008, la Lega Nord non intende sentir ragioni. Anche perché, si vocifera nel quartier generale milanese del Carroccio in via Bellerio, non è affatto piaciuto il documento conclusivo della direzione nazionale del Pdl. Nel testo infatti non c’era nessun richiamo al federalismo, sul quale Fini ha attaccato duramente. «Siamo subalterni alla Lega, il federalismo danneggia il Meridione» è stato in sintesi il pensiero dell’ex leader di Alleanza nazionale. E c’è anche chi, come il sindaco di Verona Flavio Tosi, teme imboscate in aula, con richieste di “voto segreto” e apparizioni magiche di “franchi tiratori”.«Io sono per la mediazione ma la gente del Nord no, ha perso la pazienza», ha detto Umberto Bossi, che da un lato si ritaglia il ruolo di mediatore, ma nel contempo avverte Berlusconi: «Il federalismo resta la via, ma bisogna farlo subito». Anche perché già ieri sulla Padania lo stesso Bossi ha paventato il rischio di una fine della alleanza Pdl-Lega in caso di ritardi. Insomma, c’è da stare attenti.Taglia corto Bossi quando gli si chiede se abbia voluto dar fuoco alle polveri, se abbia deciso di cavalcare il fermento manifestato dal popolo leghista, che da due giorni ai microfoni aperti di Radio Padania non risparmia bordate durissime a Fini e anche delusione e perplessità nei confronti di Berlusconi, oltre al timore per la sorte delle riforme. Dice il Senatur: «Niente benzina sul fuoco, però ma noi vogliamo fare le riforme, i miei vogliono le riforme e io devo interpretare le richieste della base, della gente che è stufa». È questo l’avviso, se così si può chiamare, che lancia il leader del Carroccio al premier. Non parla più di crisi di governo nell’immediato, ma preme con forza sul Pdl, dicendo in pratica che «non è il caso di tirare troppo la corda con noi», perché sennò si va casa..
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