venerdì 17 marzo 2023
Massimo Bordignon, economista della Cattolica: «Troppe aliquote diverse, c’è un problema di equità. E sulla lotta all’evasione, mi preoccupa il concordato preventivo»
Massimo Bordignon

Massimo Bordignon - Imagoeconomica

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La delega fiscale? Promette di tagliare le tasse, ma non spiega dove si troveranno i soldi e rinuncia a razionalizzare un sistema tributario troppo frammentato tra una pletora di aliquote diverse. E mentre non è chiaro a vantaggio di chi andrà la riduzione degli scaglioni Irpef, c’è qualche rischio in tema di contrasto dell’evasione fiscale. Il professor Massimo Bordignon, economista all’Università Cattolica e vicepresidente dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, premette che quella del governo è una proposta ancora da definire in molti aspetti. Ma non rinuncia a una prima disamina.

«Ciò che sembra mancare - spiega - è una visione generale su cosa vogliamo fare riguardo al Fisco. I redditi da lavoro in Italia si sono ridotti dagli anni Settanta dal 70 al 42% del totale. Quindi avere un sistema tributario che insiste soprattutto su questi redditi è complicato. Tramontata l’idea del governo Draghi di riaccorpare da un lato i redditi da capitale e dall’altro quelli da lavoro, oggi invece vedo un rafforzamento di tutti i sistemi speciali, dalla flat tax per gli autonomi alla possibile estensione della cedolare sugli affitti al settore commerciale. In questo modo si rafforza quello che io considero un aspetto negativo del fisco italiano, dove ogni reddito è tassato con un’aliquota sua. C’è un problema di equità se a parità di reddito si tassa il reddito di un lavoratore dipendente al 40% e di un autonomo al 15% e un affitto al 10%».

Sulla lotta all’evasione che segnali ci sono?

Mi preoccupa un po’ il concordato preventivo. Condivido l’idea di semplificare. Ma secondo le stime ufficiali allegate al Def il il reddito da lavoro di autonomi e professionisti è evaso quasi al 70%. E se offro al contribuente la possibilità di pagare per due anni sulla base del reddito dichiarato in precedenza in qualche modo garantisco la possibilità di mantenere quel livello di evasione. Quindi sarà molto importante capire come sarà fatto questo concordato. Un altro punto delicato è quello delle cartelle esattoriali che scadono dopo 5 anni. C’è il rischio di una sorta di condono pre-determinato.

La flat tax estesa a tutti sarebbe incostrituzionale?

Anche con la flat tax la progressività può essere assicurata attraverso altre forme. Il punto è che la progressività ha una sua valenza se la si applica all’insieme dei redditi. Oggi invece la abbiamo solo sull’Irpef mentre tutte le altre imposte sono piatte e nell’Irpef ci stanno quasi solo lavoratori dipendenti e pensionati. Bisognerebbe guardare anche alla diseguaglianza nella distribuzione del patrimonio, chè è molto elevata, e ragionare sulle imposte di sucessione o sulla revisione del catasto, che invece non è più presente nella delega.

Chi ci guadagna nel passaggio da 4 a 3 aliquote Irpef?

L’aliquota effettiva è determinata dalle combinazione degli scaglioni e delle detrazioni sul reddito, che oggi sono diverse per dipendenti, pensionati e autonomi. Ridurre il numero degli scaglioni dà l’illusione che ci sia più trasparenza. Ma in realtà bisogna vedere come viene disegnata anche la detrazione. E lo stesso accade se si vuol capire chi ci guadagna. Si dice che l’obiettivo sia aiutare i redditi medi. Ma quando si riduce l’aliquota di uno scaglione di reddito questo avvantaggia anche tutti coloro che guadagnano più di quello scaglione. Anche i più ricchi, se non si introducono correttivi.

L’idea di fondo è la riduzione della pressione fiscale.

Sì ma se si vogliono ridurre le tasse a tutti bisogna dire dove si trovano i soldi. Nella delega l’unico riferimento è alla riduzione delle agevolazioni fiscali. L’intento sarebbe encomiabile. Ma se poi si dice che si vogliono garantire tutte le detrazione che riguardano la famiglia, la casa, l’istruzione , la sanità, i mutui, cosa rimane da tagliare? Sono queste le detrazioni che pesano sul gettito. Quindi rimane la domanda sulle risorse. Forse c’è l’idea di fondo che la riduzione delle tasse aumenti talmente la produzione e il reddito da compensare la perdita di gettito. Ma questa cosa della curva di Laffer non ha mai funzionato da nessuna parte. E per fortuna c’è la Ragioneria generale a vigilare.

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