lunedì 4 maggio 2015
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Malattia sfuggente, ma pur sempre malattia psichiatrica: il disturbo borderline di personalità viene confuso troppo spesso come un tratto del carattere, che porta a bruschi mutamenti d’umore. Invece è una patologia da prevenire e controllare ed è questa la ragione per cui l’Irccs Fatebenefratelli di Brescia, l’unico Irccs psichiatrico, vi dedica tanta attenzione e ben tre giorni di convegno, al quale sono invitate anche le famiglie dei pazienti “borderline”. Si terrà a Brescia dall’8 al 10 maggio.Il problema riguarda dall’1 al 3% degli adolescenti e circa il 4% dei giovani adulti: «Il disturbo borderline di personalità è un disturbo psichiatrico caratterizzato da repentini cambiamenti di umore, instabilità dei comportamenti e delle relazioni con gli altri, marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri e comportamenti auto lesivi – spiega Roberta Rossi, psicologa e psicoterapeuta dell’Irccs -. Questi elementi si rinforzano reciprocamente, generando una notevole sofferenza sia nel paziente che nei suoi familiari, spesso disperati per il protrarsi di una situazione che sovente non comprendono. L’esordio della malattia avviene in adolescenza o nella prima età adulta e può avere un impatto dirompente sulla vita delle persone che ne sono affette, cui si aggiungono importanti implicazioni sociali ed economiche». Numerosi studi hanno confutato la tesi che il disturbo non sia curabile, sottolineando però la necessità di trattamenti tempestivi e specifici, che troppo spesso, purtroppo, non sono erogati in Italia. «Questo implica dei costi sociali ed umani aggiuntivi, nel senso che un disturbo di questo tipo si riverbera sulle famiglie in modo talvolta devastante» sottolinea fra Marco Fabello, direttore generale dell’Irccs che da alcuni anni è impegnato sia nell’assistenza che nella ricerca.Uno dei progetti finanziati dal Ministero della Salute, nell’ambito di un bando per giovani ricercatori, ha come scopo proprio quello di sperimentare un trattamento di psicoterapia altamente specialistico ed intensivo e di valutarne gli effetti sia da un punto di vista clinico, che neurobiologico, una frontiera esplorata, quest’ultima, solo nel recente periodo e che valuta l’impatto che la psicoterapia ha sul funzionamento cerebrale.
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