venerdì 27 marzo 2015
Da Siria e Iraq la maggioranza dei richiedenti. Sono state 63.700 le istanze di protezione fatte al nostro Paese (+148%): arrivano da cittadini di Mali e Nigeria. L’Acnur: gli Stati con più richieste sono Germania, Usa e Turchia.
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Mai così tante domande d’asilo dal 1992. Era dalla guerra nei Balcani, che l’Europa e i Paesi industrializzati non affrontavano un flusso così massiccio di profughi e richiedenti asilo. Il Trends report dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati diffuso ieri ha registrato per il 2014 circa 866mila richieste d’asilo in Europa, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Con una crescita del 45% rispetto al 2013. «Questo è il quarto anno consecutivo di aumento», si legge nel rapporto dell’Acnur.La Germania è stata la méta principale dei richiedenti asilo (173mila persone). Ma l’Italia, con 63.700 domande, è tra i Paesi che hanno avuto il maggior incremento: +148% rispetto al 2013, quando vennero registrate 25.700 domande. Si tratta soprattutto di cittadini maliani (9.800 domande), nigeriani (9.700), gambiani (8.500) e pachistani (7.100). Mentre delle decine di migliaia di siriani ed eritrei sbarcati sulle nostre coste nel corso del 2014 quasi non è rimasta traccia: tra i primi solo 500 hanno presentato richiesta d’asilo. E tra i giovani in fuga dalla dittatura dell’Asmara, appena 480 hanno deciso di fermarsi in Italia.In termini assoluti è la Germania, come detto, la nazione con il più alto numero di domande d’asilo: 173 mila, di cui un quarto da parte dei siriani. Al secondo posto gli Stati Uniti con 121.200 richieste, soprattutto da messicani e cittadini provenienti dal Centro America. Sul terzo gradino del podio la Turchia che alla fine dello scorso anno ospitava oltre 1,5 milioni di rifugiati siriani e che ha ricevuto 87.800 nuove domande di asilo nel 2014, molte delle quali di provenienza irachena. Al quarto posto la Svezia, con 75mila nuove domande d’asilo (quattro su dieci i siriani).Siria e Iraq sono i principali Paesi d’origine dei rifugiati. Uno su cinque viene dalla Siria (poco meno di 149mila domande d’asilo) e il loro numero è raddoppiato rispetto alle 56mila persone censite nel 2013. Segno che la crisi nel Paese sta ulteriormente peggiorando. Seconda nazionalità sono gli iracheni (68.700 le domande d’asilo) e anche in questo caso il loro numero è raddoppiato in soli 12 mesi. Seguono afghani (60mila domande), eritrei (48mila), nigeriani (22.100 domande, con un aumento del 52% rispetto al 2013) e somali (19.900).Il 1992 fu l’anno dei record: 900mila le persone in fuga dalla guerra di Bosnia che chiesero protezione in Europa e negli Stati Uniti. Oggi le gravi crisi umanitarie in atto pongono ai Paesi in via di sviluppo una sfida simile. «La nostra risposta deve essere generosa come allora – commenta Antonio Guterres, alto commissario Acnur –. Garantendo accesso all’asilo, ai programmi di resettlement e altre forme di protezione per le persone in fuga da questi terribili conflitti».Per Carlotta Sami, portavoce dell’Acnur per il Sud Europa «non si sta facendo abbastanza» per fronteggiare le crisi umanitarie in atto. «Ci sono alcuni Paesi europei che hanno incrementato moltissimo la loro capacità e disponibilità di accogliere i rifugiati – aggiunge –. Ma ve ne sono alcuni che invece non stanno contribuendo. E noi crediamo che la responsabilità di gestire questa crisi deve essere di tutti». Sulla possibilità di allestire campi d’accoglienza in territorio africano da cui possano essere inviate richieste d’asilo, Sami è possibilista: «Questa richiesta non è ancora stata avanzata in maniera diretta dall’Unione Europea, ma non abbiamo nulla in contrario, anche se ci sono delle condizioni che devono essere soddisfatte». In primis, il rispetto dei diritti umani dei richiedenti asilo e dei rifugiati, cui deve essere garantita libertà di movimento: «Devono essere pensati come una fase di passaggio e non come centri in cui vengono bloccati».
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