mercoledì 8 settembre 2010
«La Cisl continuerà a lavorare per una prospettiva di unità», dice il segretario della Cisl all'indomani della contestazione di Torino. Messaggi di solidarietà bipartisan dal mondo della politica e dell'associazionismo.
L'intervista a Bonanni di Tv2000
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«Non ci faremo intimidire. Non bisogna scoraggiarsi. Anzi occorre rilanciare la nostra iniziativa. La Cisl continuerà a lavorare per una prospettiva di unità che si coglie se facciamo vivere ancora di più la responsabilità». All'indomani dell'aggressione subita a Torino, il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, prende la parola e affida il suo messaggio a un video pubblicato sul sito della Cisl e su "You tube" in cui ringrazia i militanti ed i dirigenti della Cisl all'indomani dell'aggressione incivile subita ieri a Torino nel corso della festa del Pd.   Messaggi di solidarietà arrivano da vari esponenti del mondo politico e dell'associazionismo. «Rinnovo tutta la mia solidarietà al segretario della Cils Bonanni, per i brutti fatti accaduti ieri a Torino che dimostrano un clima politico che procede a tentoni», dice la senatrice PD, Emanuela Baio. La Cia-Confederazione italiana agricoltori esprime «viva solidarietà al segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni per l'assurda ed inqualificabile violenza di cui è stato fatto oggetto». «È un episodio - ha rilevato il presidente della Cia Giuseppe Politi - molto grave, che evidenzia come nel nostro Paese la convivenza civile e democratica stia subendo un pericoloso degrado».Per Andrea Oliviero, presidente delle Acli, l'aggressione a Bonanni è stata «un'azione inaccettabile,antidemocratica e antisindacale, per la quale esprimiamo a Bonanni e alla Cisl intera tutta la nostra solidarietà, riconfermando la stima, l'amicizia e il sostegno delle Acli».Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Noi abbiamo intenzione di tenere aperte le nostre feste, feste popolari e luoghi aperti al dibattito pubblico. Non vogliamo organizzare Katanga (il servizio d'ordine del movimento studentesco, ndr), l'ordine pubblico lo tutela chi deve tutelarlo». Bersani, è irritato con «qualche commentatore che ha messo di mezzo il Pd» per le contestazioni al leader Cisl, Raffaele Bonanni, ieri alla festa a Torino.«Ieri - ha affermato Bersani - ho espresso a Bonanni rincrescimento e condanna per l'aggressione a lui e alla festa del Pd. Qualche commentatore ha messo di mezzo il Pd, ma non ho letto le stesse riflessioni quando ad Alzano Tremonti, Calderoli  e Maroni subirono l'aggressione dei tifosi». In quel caso, evidenzia il leader del Pd, «nessuno disse che la Lega non è in grado di organizzare dibattiti».«Quello che è avvenuto intorno al convegno del Pd e altro ancora è molto inquietante. Oramai, come dimostrano anche i fatti di Como che hanno riguardato il senatore Dell'Utri riemerge una pratica di violenza che è in grado di bloccare l'esercizio della libertà di opinione e di parola», puntualizza Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. «In secondo luogo è evidente - prosegue Ciocchitto - che vicina al Pd, e quindi in grado di inserirsi nelle sue manifestazioni, c'è una area di estremismo rispetto alla quale non è stata alzata una rigorosa barriera politica, ma anche di vigilanza, come invece era in grado di fare, su tutti i piani, il Pci».Polemico il ministro Brunetta secondo cui l'aggressione subita ieri dal segretario generale dela Cisl, Raffaele Bonanni, intervenuto alla festa del Pd, mostra che «dentro la cultura e l'anima vera del Pd si mantiene una componente squadrista, reazionaria, estremista e conservatrice». Lo ha affermato il ministro della Pubblica Amministrazione ed Innovazione, Renato Brunetta.LE CONTESTAZIONI ALLA FESTA DEL PDGrida, striscioni, lanci di finte banconote e alla fine pure un fumogeno che arriva sul palco della festa torinese del Pd e sfiora l’ospite di turno, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. È la terza contestazione, dopo quelle a Franco Marini e al presidente del Senato Renato Schifani, ed è la più violenta. Si arriva alla bagarre tra polizia e manifestanti, in cui due agenti restano contusi. E non mancano le polemiche sulla sicurezza.Il sindacalista parla in piazza Castello, nel cuore della città della Fiat, nel giorno delle accuse di cedimenti sul contratto dei metalmeccanici. O meglio cerca di parlare. L’incontro è iniziato da pochi minuti. Bonanni sta articolando la risposta a una domanda del giornalista Giuliano Giubilei, quando inizia la replica di un film già visto. Una cinquantina di persone lo interrompono al grido di «vergogna» e «buffone». Lanciano facsimile di pezzi da 50 euro con la sua foto e la scritta «Il denaro è un buon servo e un cattivo padrone». Su uno striscione campeggia «Marchionne comanda. Bonanni ubbidisce». Al vicesegretario del Pd Enrico Letta tocca il ruolo che sabato scorso era toccato a Piero Fassino. Fronteggia il manipolo con il dito puntato ripetendo all’infinito «Siete antidemocratici». E anche «voi con noi non c’entrate». Non c’entreranno, ma sono entrati. E dicono di parlare a nome degli operai di Mirafiori, anche se poi le forze dell’ordine li identificano in esponenti di centri sociali e antagonisti, precari, studenti e pure qualche operaio. Viene identificata e denunciata la persona che ha tirato il fumogeno. È una studentessa che frequenta il centro sociale Askatasuna (libertà in basco, parola che fa parte della sigla Eta). Il suo razzo ha sfiorato la giacca del leader Cisl che è stato subito allontanato. «Solo per un caso questo attacco non si è trasformato in un dramma», commenta Letta.Visibilmente scosso, Bonanni rassicura sulle sue condizioni: «Sto bene ma sono turbato per una contestazione così violenta. Spero che ora tutti riflettano e abbassino i toni». Squilla il telefonino. È il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. È il primo di una lunga serie di chiamate e di attestati di solidarietà che arrivano dal mondo politico e del lavoro. «Un atto squadrista», dichiara Bersani. Il gesto viene condannato anche dai presidenti delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Dalla Confindustria, da Natale Forlani, portavoce del Forum elle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, da Carlo Costalli (Mcl).Uno dei rappresentanti del collettivo che ha dato vita alla contestazione cerca di motivarla così: «Riteniamo inaccettabile invitare alla Festa del Pd un personaggio come Bonanni, uno dei principali artefici della cancellazione del contratto nazionale dei metalmeccanici». Ma dal mondo sindacale il coro di condanna è unanime. La Cisl assicura: «non ci faremo intimidire». Il segretario della Uil Luigi Angeletti ricorda che «dialogo e confronto sono l’unica cifra delle relazioni sociali». Anche Cgil e Fiom si dissociano. Per Guglielmo Epifani la contestazione è «inaccettabile sotto ogni punto di vista». Il leader dei metalmeccanici Maurizio Landini, infine, la definisce «inaccettabile». (Gianni Santamaria)SACCONI ACCUSA: «VIOLENZA POLITICA». È SCONTROL’aggressione «verbale e fisica» a Raffaele Bonanni è «gravissima» in sé ma anche perché «può rappresentare il ritorno di una stagione di violenza politica» che l’Italia ha già conosciuto. È amaro il commento del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. La nebbia del fumogeno lanciato ieri a Torino contro il segretario della Cisl si addensa sul già non roseo orizzonte di questo autunno che molti prevedono caldo. Oltre a esprimere al sindacalista la solidarietà, che arriva da molti altri esponenti dell’esecutivo e di tutte le forze politiche, Sacconi chiede al Pd di riflettere sulla «scelta di non riconoscere alcun avversario a sinistra nonostante il radicalismo intollerabile di molti esponenti». Dura la replica di Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria dei democratici: «Si vergogni e si astenga dalle insultanti stupidaggini con cui cerca di infangarci». Il Pd è da sempre contro la violenza e in questo caso l’ha anch’esso subita insieme a Bonanni, rilancia. Ma il sindaco di Torino Sergio Chiamparino prende sul serio la sfida e dichiara: «Occorre stare attenti ai tentativi di offrire sponde ai centro sociali». Dei quali il primo cittadino si dichiara nemico: «Basta guardare sui loro blog per capire che io sono sempre stato molto chiaro». A Bonanni vanno le «scuse» del Pd.Un pericolo di radicalizzazione dello scontro c’è. E, di conseguenza, «c’è chi cerca un autunno violento», assicura Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri invita a non sottovalutare la gravità dei fatti e chiama in causa il Pd che non può «limitarsi alle postume parole di condanna». E ribadito con forza dal leghista Roberto Calderoli: «Ma è una festa quella del Pd o è un mattatoio?».Qualche dubbio sull’organizzazione comincia a serpeggiare anche in casa Pd. «Evidentemente qualcosa non funziona», ammette laconico Enrico Farinone. «Non possiamo essere un partito che ospita i fischi», aggiunge Marco Follini. Il punto è non fare alleanze con «simili soggetti e dire no a una festa che si trasforma in un’arena di tifoserie avverse», taglia corto Giuseppe Fioroni.Ma quando si tocca il lavoro è così: la polemica si fa subito incandescente. E viene subito in mente la litania dei troppi sindacalisti e giuslavoristi morti ammazzati: da Guido Rossa a Marco Biagi a Massimo D’Antona. O gambizzati, come Gino Giugni. E c’è un filo - meno sanguinoso, ma comunque violento - che lega le tre contestazioni alla festa torinese del Pd. Lo spiega ancora Sacconi: prima un ex presidente del Senato ed ex segretario Cisl (Franco Marini), poi il numero uno di Palazzo Madama in carica (Renato Schifani), infine l’attuale leader del sindacato di via Po. Lo stesso Marini, oggi senatore Pd, condanna l’accaduto e ricorda che «dalla crisi si può uscire solo con coraggiose proposte riformiste». Un altro esperto di lavoro del Pd, l’ex ministro Tiziano Treu, condanna l’operato di «quanti percorrono la strada della violenza». Manifestazioni di questo genere, dice un altro ex titolare di via Veneto, Cesare Damiano, «non possono essere considerate normali forme di espressione critica, perché si tratta di vere e proprie aggressioni preordinate». Condanne arrivano da tutte le opposizioni. Antonio Di Pietro, che ha velatamente appoggiato i contestatori di Schifani, distingue tra il diritto a farsi sentire e l’esercizio della violenza, comportamento che «non giova né alla democrazia, né alla buona causa di chi si oppone alla voce del padrone», sottolinea il leader dell’Idv. Occorre recuperare «la civiltà del dialogo», aggiunge Nichi Vendola (Sinistra e libertà). Infine, Lorenzo Cesa condanna il «comportamento tipico di certo estremismo violento già condannato dalla storia». (Gianni Santamaria)
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