martedì 12 ottobre 2010
Continua il confronto sulla necessità di ridurre i rischi per i militari di stanza a Kabul. Fassino (Pd) parla di proposta «propagandistica» che può provocare «vittime innocenti, ma conferma la disponibilità a discutere altre misure. Per il ministro della Difesa possibile consegnare al governo afghano la provincia di Herat entro il 2011. La Russa, che domani riferirà alle Camere: decida il Parlamento.
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Domani il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, riferirà alla Camera e al Senato sull’attentato in Afghanistan, che è costato la vita a quattro alpini. L’esponente manifesta «apprezzamento» per l’atteggiamento assunto dall’opposizione, in particolare da Pd e Udc, sulla possibilità di dotare di bombe i caccia italiani. La Russa è intenzionato a verificare la più ampia condivisione sulla questione.Un sostanziale "via libera" viene intanto dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, per il quale quella opzione strategica non «è in contraddizione» con il mandato delle forze Isaf operanti in quel terreno. La decisione, comunque, deve essere presa «a livello nazionale».La Russa, la prossima settimana, prospetterà al generale Petraeus anche la possibilità di consegnare al governo afghano la provincia di Herat entro il 2011 e a quel punto «affermare il principio che noi non andiamo in un’altra zona». Il ministro, comunque, ricorda di essere stato proprio lui quello che non ha voluto armare i bombardieri, ma «ora la situazione è cambiata e c’è una maggiore pericolosità». «Non me la sento di cambiare da solo questa impostazione – specifica tuttavia in una intervista a La Stampa – e chiedo al Parlamento che deve decidere». Il responsabile Esteri del Pd, Piero Fassino, si dichiara contrario alle bombe sui caccia, annoverando tale misura tra quelle «propagandistiche», tra le «esibizioni muscolari», che possono coinvolgere la popolazione civile «provocando vittime innocenti». Tuttavia dichiara che i Democratici «restano naturalmente disponibili a discutere ogni altra misura messa a disposizione dei nostri soldati per essere nella massima sicurezza senza cambiare i caratteri della missione». Quanto alle bombe sugli aerei, secondo Fassino, «è un aspetto che deve essere esaminato e valutato da chi ha le competenze, cioè dai vertici delle Forze armate e da chi ha il comando operativo in quell’area». Non convinto della opportunità dell’uso delle bombe è il leader dell’Api, Francesco Rutelli, riconoscendo però che non si devono avere «preclusioni di fronte a degli argomenti tecnici seri» e che «i caveat» devono essere rivisti.«Ognuno deve assumere le proprie responsabilità», è la risposta del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, alla ipotesi avanzata da La Russa. «È il governo che, se vuole armare con bombe i nostri aerei, deve avanzare una proposta concreta», spiega Casini, assicurando da parte del suo partito «senso di responsabilità». L’ex presidente della Camera punta il dito contro «posizioni diverse nella maggioranza».Infatti insiste su una fine veloce della missione il presidente del Veneto, il leghista, Luca Zaia. «Ci sono accordi, impegni seri con la comunità internazionale che il nostro Paese ha preso e che vanno onerati – ammette il governatore –, ma il nostro pensiero non può non andare all’idea di come si possano riportare i nostri ragazzi casa». Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto considera invece il ritiro «un gravissimo errore», mentre è convinto che «l’Italia per proteggere i suoi militari non può non esaminare l’eventualità di un intervento della aviazione». Concorda il ministro degli Esteri, Franco Frattini: «Le bombe potrebbero aumentare l’efficacia» della azione di scorta ai convogli degli aerei. Il responsabile della Farnesina inoltre invita a «reagire alla demagogia un po’ sciacallesca del ritiro quando ci sono vittime». «Ritiro immediato», ripete il leader di Idv, Antonio Di Pietro, accusando La Russa di aver «gettato la maschera» sulla natura bellica della missione.
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