martedì 11 gennaio 2011
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«A questa città manca un vero padre di famiglia». È duro il giudizio del direttore della Caritas diocesana di Bologna, Paolo Mengoli, sulla vicenda del neonato morto a Bologna per il freddo. Secondo Mengoli il dramma è segno di «una carenza dei servizi sociali in genere e di lacune non piccole. I servizi dovrebbero avere la possibilità di valutare le situazioni, senza rimandarle alle calende greche». In ogni caso, insiste, la vicenda «fa capire cosa sono le nuove povertà. Questo è il classico esempio della disgregazione familiare. Lo dico senza acrimonia, e la responsabilità non so di chi sia, ma c’é un’organizzazione che non funziona».Mengoli aveva incontrato di persona i genitori della piccola vittima: «Il marito lo conosciamo dall’aprile di quest’anno quando si è presentato per la prima volta al segretariato La Pira chiedendo un aiuto per il lavoro – ha spiegato –. In quel periodo la moglie era già incinta». Poi un altro incontro, il giorno di Natale, «quando con la mamma e la bambina è venuto al pranzo di solidarietà in un centro commerciale della città». Nessuna parola, nessun riferimento al neonato, fino a questa domenica: «Si presenta alla Messa per i poveri che viene celebrata nell’Oratorio San Donato e mi informa che il piccolo è morto». Un fatto gravissimo, che ha lasciato Mengoli sgomento: «Questa è la dimostrazione di una rete familiare che non c’è più, di una società che non dà risposte – sbotta il direttore della Caritas –. Dal Comune dicono di aver fatto tutto ma mi sembra una posizione che non sta in piedi». Secondo Mengoli è il “grande radar” del decentramento bolognese ad avere fatto flop: «Progettato dai “Soloni” della giunta Cofferati in questo caso, come in tanti altri, ha fatto cilecca. Qui non abbiamo a che fare con dei deboli mentali o con dei tossici, ma con degli sprovveduti. Ci troviamo di fronte a persone che hanno fatto figli ma non hanno più reti di sostegno. Senza contare che i due genitori in questione non volevano esporsi più di tanto proprio per non perdere i figli». E allora ecco la vera accusa di Mengoli: «È bastato che non avessero un quartiere di riferimento preciso perché il monitor dei servizi sociali andasse in tilt». Di fronte al moltiplicarsi delle emergenze la Caritas ha proposto un servizio sociale mobile e di pronto soccorso sociale. eppure «nessuno ci ha dato risposte – conclude Mengoli –. Vorrei chiedere alle istituzioni se l’Asp Poveri Vergognosi, che ha degli appartamentini per le emergenze inutilizzati, è stata interpellata da qualcuno».
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