giovedì 12 novembre 2020
Stabili i ricoveri e le terapie intensive, mentre in Lombardia i primi segnali di allentamento della pressione sugli ospedali
Un milione di contagiati, 623 morti. Migliora il rapporto casi-tamponi

Ansa

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Nelle ultime 24 ore il numero dei nuovi contagi è in leggero calo. Ieri ne sono stati registrati, infatti, circa 2mila in meno rispetto al giorno precedente, su un totale di tamponi ugualmente significativo, oltre quota 200mila. E diminuisce di un punto e mezzo il rapporto tra positivi e test diagnosticati: adesso è del 14,6%. Anche la Lombardia, con un minore incremento di positivi, riprende fiato.

Sembra uno spiraglio di luce nel buio ancora fitto della seconda ondata. Ma i morti continuano ad aumentare: 623 (quasi come quelli del 6 aprile) contro i 580 di martedì, che portano il totale a 42.953. Rimane questo il dato più preoccupante insieme a quello dei ricoveri nelle terapie intensive, che sono stati 110 (–12) e dei nuovi malati con sintomi sistemati nelle corsie degli ospedali, 811. Due numeri che, seppure anch’essi in leggera flessione, non allontanano il rischio di una possibile saturazione delle strutture sanitarie prevista, se non ci saranno ulteriori flessioni, entro i primi di dicembre. I posti letto occupati in tutti i reparti Covid hanno raggiunto ieri un nuovo record: 29.444. Non erano stati così tanti nemmeno nella prima ondata (il 4 aprile raggiunsero quota 29.010). Nelle rianimazioni si trovano invece ricoverati, attualmente, 3.081 malati di Sars–Cov2. Mancano solo mille unità per raggiungere il picco di aprile.

«Strutture sanitarie vicine al collasso» denunciano anche i medici internisti, dopo che l’ordine dei “camici bianchi” aveva invocato, lunedì, la drastica misura del lockdown generale per evitare il default del sistema. Un altro numero che fa riflettere è quello degli operatori della sanità infettati dal morbo: finora 18mila tra medici, infermieri e oss. È presto, dunque, per tirare un sospiro di sollievo e per osservare sul relativo grafico un deciso andamento verso il basso della curva epidemiologica, che dovrebbe comunque essere preceduto, secondo gli esperti, da un periodo più o meno breve di stabilità. Interessante, su questo fronte, la valutazione del fisico Roberto Battiston, dell’università di Trento: «Se l’attuale tendenza di riduzione del tasso di crescita si mantiene – ha affermato – e il Dpcm degli inizi di novembre dovrebbe contribuire in tal senso, si prevede che a livello nazionale si raggiunga il picco agli inizi di dicembre per poi iniziare a scendere».

Ma ecco nel dettaglio le cifre del bollettino quotidiano del ministero della Salute sulla diffusione del Covid in Italia: 32.961 nuovi positivi (–2.137) su 225.640 tamponi (+7.882). Si è superata così la soglia del milione di casi totali di coronavirus accertati nel nostro Paese dall’inizio della pandemia (la cifra comprende attuali positivi, guariti e decessi). La regione più colpita è ancora la Lombardia (+8.180 positivi) in discesa per numero di nuovi casi, seguita da Campania (+3.166) e Veneto (+3.082). Più sotto nella graduatoria si trovano Piemonte (+2.953), Toscana (+2.507), Lazio (+2.479) ed Emilia–Romagna (+2.428). L’emergenza ospedali. Oltre che a Varese e Monza (dove il San Gerardo ha creato nuovi posti letto ricavandoli nell’infermeria dell’autodromo), la situazione più critica è quella del Piemonte. Qui, i nosocomi di Tortona, Verduno e Casale si ribellano: non vogliono i pazienti di Torino, le cui strutture ormai scoppiano. Anche il nuovo ospedale di Alba e Bra «non vuole diventare il lazzaretto della regione», afferma il presidente della fondazione, Bruno Ceretto.





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