giovedì 25 maggio 2017
La presidente della Camera alla presentazione del "termometro" sul fenomeno, rapporto predisposto da "Riparte il futuro": «I partiti si autoriformino, quando arrivano i giudici il danno è fatto»
Boldrini: vera rapina alla comunità, in particolare ai giovani
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«La corruzione non è solo inaccettabile dal punto di vista etico, ma anche da quello economico: è una vera rapina di risorse alla comunità e colpisce in particolare i giovani disoccupati». È un passaggio dell'intervento della presidente della Camera, Laura Boldrini, alla presentazione della prima edizione del rapporto "Il termometro della corruzione in Italia", a cura di "Riparte il futuro" nella sala della Lupa. La corruzione, prosegue Boldrini, «non incide quindi solo sul Pil ma colpisce la fiducia già debole dei cittadini verso le istituzioni e danneggia l'immagine dell'Italia all'estero favorendo perfino la fuga dei cervelli. È un zavorra che impedisce la crescita. In questo sforzo la politica per prima deve dare il buon esempio». In particolare i partiti, prosegue la terza carica dello Stato, hanno «il dovere di autoriformarsi, di arrivare prima della magistratura perché quando arrivano i giudici il danno è ormai già fatto e la sfiducia dei cittadini aumenta». Boldrini esorta quindi il Senato ad approvare presto il ddl sull'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, già approvato alla Camera.

Alla presentazione del rapporto sono intervenuti anche il Procuratore aggiunto della Procura di Roma Paolo Ielo e Bill Emmott, già direttore dell'Economist. Le soluzioni indicate dal rapporto contro la corruzione riguardano la trasparenza della politica, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la promozione di strumenti che assicurino la certezza del diritto e la semplificazione burocratica. Ad esempio è utile studiare il Gcr, il Global competitiveness report, che misura il livello di competitività dell'economia dei paesi del mondo. Un dato che esamina la propensione dei governi a favorire specifici soggetti o aziende tramite l'assegnazione di commesse e appalti o facilitando l'approvazione di norme ad personam. L'Italia, in questa particolare classifica, nel 2016 risulta terzultima seguita da Slovacchia e Ungheria. Quando il livello di clientelismo scende o sale diminuisce o aumenta anche il livello di corruzione. Misurando inoltre la correlazione tra corruzione e trasparenza delle decisioni pubbliche l'Italia si classifica al penultimo posto nell'Unione Europea, seconda solo all'Ungheria. Lo studio dimostra che se aumenta la trasparenza nell'agire amministrativo, la corruzione diminuisce. Lo studio mette in evidenza, inoltre, la fortissima correlazione tra livello di corruzione e sviluppo digitale: più sono elevati lo sviluppo e la performance digitale in un Paese dell'Ue, inferiore è il livello di corruzione, e viceversa. Aumentare, mediante investimenti, la digitalizzazione in Italia - sottolinea il rapporto - potrebbe quindi portare ad una riduzione del livello di corruzione. «Nel nostro Paese da un lato ci sono settori iper-regolamentati, dall'altro ce ne sono alcuni, come ad esempio le attività di lobbying, che sono prive di regolamentazione. Per questo stiamo portando avanti una campagna per arrivare a una legge», spiega Federico Anghelè, uno dei fondatori di "Riparte il futuro", associazione nata nel 2016 dall'omonima campagna iniziata nel 2012 con Libera e Gruppo Abele. Anghelè saluta questo primo rapporto come un punto di partenza per proseguire nell'attività associativa, che ha due focus: «Il digitale e la promozione della cittadinanza attiva, per arrivare non solo a combattere, ma a prevenire il fenomeno della corruzione».

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