giovedì 11 ottobre 2018
Con "quota 100 il sistema previdenziale è a rischio", ha affermato il presidente Inps. E il ministro Salvini lo invita a dimettersi. Le novità nel provvedimento
Pensioni, allarme di Boeri. Il Parlamento approva il Def
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Con le ipotesi del governo su quota 100 per l'accesso alla pensione e lo stop all'adeguamento della speranza di vita per le pensioni anticipate nel 2019 "il sistema previdenziale è a rischio". E' il monito lanciato dal presidente dell'Inps, Tito Boeri a margine di una audizione alla Commissione Lavoro della Camera: "Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d'allarme per la scelta di incoraggiare più di 400.000 pensionamenti aggiuntivi mentre si avviano a pensionamento le generazioni di baby boomer e il numero dei contribuenti tende a assottigliarsi", ha affermato. Così "si aumenta la spesa e si riducono i contributi" e non basterebbero nemmeno due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce. Il numero uno dell'istituto di previdenza, stima in 8,5 miliardi il primo anno il costo delle modifiche alla legge Fornero, cifra che sale a circa 16 miliardi in un triennio, e prevede in prospettiva un aumento del debito pensionistico di 100 miliardi di euro.

Il dossier pensioni resta uno dei più controversi nell'ambito della manovra annunciata proprio per i suoi effetti a lungo termine sui conti pubblici. Ma si tratta anche di un provvedimento bandiera del governo giallo-verde. La maggioranza non intende fare passi indietro e stamattina Matteo Salvini è subito intervenuto a gamba tesa per rintuzzare le critiche dell'Inps: "Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell'Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni. Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti più grandi di questo governo".

Intanto la nota di aggiornamento del Def passa alla Camera e al Senato

Deluse le opposizioni, che avevano affidato ai loro "pesi massimi" dell'economia critiche senza appello: Renato Brunetta per FI e Pier Carlo Padoan per il Pd hanno prospettato rischi gravissimi che potrebbero arrivare dal maggior deficit e dalle bordate che quotidianamente partono verso Bankitalia e Commissione europea. E molti hanno visto con allarme l'annuncio di tagli dei fondi all'editoria.

Ma il governo guidato da Giuseppe Conte, che rivendica come l'Italia non sia considerata fattore di rischio né dal segretario al Tesoro Usa né da Jp Morgan, incassa un cospicuo bottino di voti parlamentari: la nota al Def viene promossa con 331 deputati e da 161 senatori.

La novità più importante viene annunciata da Stefano Patuanelli, capogruppo pentastellato al Senato: le due misure bandiera della manovra, cioè il reddito di cittadinanza e la Quota 100 per le pensioni, saranno realizzate "dopo il primo trimestre" dell'anno prossimo. Viene quindi posta una croce sul calendario che finora era rimasto piuttosto indefinito: si partirà dopo marzo 2019.

Per quanto riguarda le altre norme da varare nella "economia del cambiamento", la risoluzione di maggioranza approvata al Senato, simile a quella della Camera, elenca una serie di impegni, talvolta dettagliati ma spesso generici: potenziare gli investimenti sull'intelligenza artificiale; diminuire i fondi pubblici per l'editoria; rivedere e ridurre le spese militari; istituire una cabina di regia al Mef per la spending review.

Viene anche posto l'accento sulle autonomie, "continuando il percorso che dà seguito al referendum di Lombardia e Veneto". Si impegna poi il governo ad una sostanziale riduzione, di 9 punti percentuali, dell'aliquota Ires sugli utili. E viene chiesto un taglio Ires ancora più consistente, dal 24 al 15%, sugli utili di quelle imprese che li reinvestono in acquisto di macchinari e attrezzature innovative, così come in nuove assunzioni.

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