giovedì 25 luglio 2019
La sindaca davanti allo stabile con la Digos. In 15 anni un solo controllo, l'ottobre scorso. Così il punto di ritrovo dei neofascisti all'Esquilino è diventato “intoccabile”
Raggi nel palazzo occupato di Casapound: «Via la scritta dall'edificio»
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Accompagnata dalla Digos, per quello che è un vero e proprio blitz a sorpresa, la sindaca di Roma Virginia Raggi s'è presentata stamane in via Napoleone III sotto allo stabile di CasaPound per consegnare assieme alla Polizia Locale del Campidoglio il verbale di notifica che la scritta "CasaPound" - incisa sull'edificio a caratteri cubitali - è abusiva.

Gli “intoccabili” dell'Esquilino

Torna così al centro delle polemiche lo stabile occupato dal movimento neofascista all'Esquilino, da tempo di fatto “intoccabile” (non risultava nemmeno nella lista dei prossimi 24 stabili da sgomberare nella Capitale stilata proprio settimana scorsa dal Viminale), sulla cui appropriazione illecita s'era sollevato un polverone in occasione del ben più deciso (e mediatico) sgombero di Primavalle di due settimane fa. In 15 anni c'è stato un solo controllo e risale all'ottobre scorso. Una semplice perquisizione. La Guardia di Finanza ha provato a entrare per poi desistere, una volta arrivate presunte minacce dai militanti neofascisti. L'ingresso delle Fiamme Gialle è poi effettivamente avvenuto un paio di giorni dopo, come ammesso dallo stesso allora segretario di CasaPound, Simone di Stefano, e si è risolto con un nulla di fatto: «La perquisizione si è svolta nella massima tranquillità ha scritto in quel caso su Twitter il leader del movimento–. Come da verbale redatto risultano 18 abitazioni, una sala conferenze e una portineria. Niente uffici o altre cose inventate dai media. Vi è andata male».

Resta il fatto che dopo l'omicidio della giovane Desirée Mariottini (sempre a ottobre), avvenuto all'interno di un fabbricato di San Lorenzo in cui vivevano illegalmente migranti, criminali e disperati, Matteo Salvini aveva promesso tolleranza zero nei confronti delle occupazioni abusive, sottolineando però che la sede dei "Fascisti del terzo millennio", come amano definirsi i militanti di CasaPound, non rientrava tra quelle più urgenti. D'altra parte, vanno anche ricordati gli endorsement più volte offerti dal movimento di estrema destra al vicepremier leghista. Il punto è che il palazzo di Via Napoleone III non è di proprietà del Comune ma del Demanio, e quindi anche se l'assemblea capitolina, a fine gennaio, ha approvato a maggioranza una mozione proposta dal Pd che impegna la sindaca di Roma Virginia Raggi «a intervenire presso il ministero degli Interni, il prefetto e il questore affinché sia predisposto lo sgombero immediato dell'edificio», è comunque necessario l'ok della prefettura (che dal Viminale dipende).

La beffa del danno erariale

C'è poi un'altra questione, di natura tecnica: in più occasioni Di Stefano ha fatto riferimento alla delibera 206/2007 del Comune di Roma, approvata dalla giunta di Walter Veltroni. Un atto che ha inserito l'immobile nella lista delle occupazioni storiche di Roma per l'emergenza abitativa. Il che significa che per sgomberare le famiglie che vi risiedono è necessario trovare loro un alloggio alternativo. Come spiegato dall'allora assessore all'urbanistica, Roberto Morassut, al sito Open online, «la condotta generale che aveva l'amministrazione era quella di avere un rapporto di dialogo con le nuove organizzazioni giovanili che venivano sia da destra che da sinistra. Solo che CasaPound all'epoca era un'altra cosa». A nulla è servito l'invito a dedurre dei giudici della Corte dei conti di Roma, notificato nel giugno scorso e relativo proprio all'indagine svolta dalla Guardia di Finanza, stando al quale «l'occupazione
sine titulo dell'immobile da parte di CasaPound e degli altri occupanti» ha «determinato una perdita economica per le finanze pubbliche». Il danno, calcolato in 4 milioni e 600mila euro, non vede però coinvolta CasaPound, in quanto soggetto di diritto privato. A risarcirlo, per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni, dovranno essere alcuni dirigenti dell'Agenzia del Demanio e del Miur.

Intanto proprio qualche giorno fa Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, è stato condannato a 4 anni di reclusione per gli scontri del settembre 2017 al Trullo. Assieme ad altri militanti, tentò di impedire lo sgombero di un appartamento occupato abusivamente e assegnato a un cittadino eritreo. Due vigili urbani e un poliziotto rimasero feriti dopo essere stati colpiti con sampietrini al volto e alla testa.

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