giovedì 6 dicembre 2018
Per il via libera al suo nome serve una maggioranza di due terzi. I sindacati protestano per la sua indicazione
Blangiardo: «Sono per limitare gli aborti. Io razzista? Fa sorridere»
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«Talvolta è mancata una lettura onesta dei dati sull'immigrazione. Dati che l’Istat ha sempre dato». Gian Carlo Blangiardo, indicato dal governo come presidente dell’istituto di statistica, è stato sentito in audizione davanti alle commissioni congiunte Affari Costituzionali di Senato e Camera chiamate a ratificare la sua scelta e ha avuto modo di replicare alle perplessità avanzate sulla sua nomina e alle polemiche scaturite da alcune sue posizioni culturali.

Pesa più di tutto la petizione dell’assemblea dei dipendenti dell’Istat che gli addebitano alcune prese di posizione contro lo ius soli in materia di immigrazione, e contro l’aborto. «Ho la tessera dell’Arci, due figlie e due nipotini di colore.

Per questo mi stupisco quando mi danno del razzista», ha detto Blangiardo sottolineando la sua laicità di fronte ai numeri: «I numeri sono fondamentali, ma non sempre stabiliscono verità inconfutabili e non vanno mai usati per assecondare chi ci ascolta». Quanto all'aborto, «non penso assolutamente che si debba abolire la legge 194 - ha spiegato -. A me piacerebbe che le donne non debbano abortire, evitiamolo creando le condizioni». E a chi addebitava di aver proposto di calcolare l’aspettativa di vita a partire dal concepimento, ha replicato: «Quella tavola è un esercizio. Si può condividere o no. Si immagina il rischio di probabilità di morte di ipotetici embrioni.

Una volta l’Istat faceva le tavole di nuziabilità ora se io facessi delle tavole sulla probabilità di convivenza invece che di matrimonio non sono mica contro il matrimonio», ha detto. «Ad ogni modo - ha concluso nessun presidente dell’Istat si mette a fare le tavole dal concepimento». Ma continuano gli attacchi.

Di «ingerenza politica» parla Francesco Sinopoli della Flc Cgil. «Scelta discutibile» per Loredana De Petris, di Leu. Mentre Marco Di Maio, del Pd, pur definendolo «persona rispettabile » avanza dei dubbi di «trasparenza » sulla sua scelta, in quanto «non si conoscono i profili degli altri candidati». Quanto alla prospettiva, avendo 69 anni, di andare in pensione il prossimo anno, (pure era al centro di discussioni) ha spiegato: «Smetterò di venire retribuito nel momento in cui andrò in pensione. Avrò una pensione dignitosa da professore e continuerò come presidente Istat. Questo, mi è stato detto, in applicazione della legge Madia. In altre parole allo Stato costerò un quarto», ha evidenziato.

Ora lo scoglio è dato dalla norma che prevede il via libera in commissione dei due terzi dei componenti delle Commissioni congiunte di Camera e Senato.



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