sabato 15 febbraio 2014
Dall’estero apparecchi non riconosciuti dai Monopoli. Almeno 4mila i punti scommesse totalmente «esentasse». VAI AL DOSSIER
LOMBARDIA «Via le slot? Via le tasse»
COMMENTA E CONDIVIDI
Sono illegali. Ma anche no. E fino a quando non arriverà un pronunciamento definitivo centinaia di milioni di euro continueranno a sfuggire all’erario. Colpa dei "Totem", gli apparecchi che stanno lentamente scalzando le chiassose slot-machine.Si tratta, infatti, di veri computer dai quali ci si può collegare a decine di piattaforme di gioco online, molte delle quali residenti in paradisi fiscali e non autorizzati dalle autorità italiane. Secondo stime dei gestori del gioco legale i "punti di raccolta" sarebbero almeno 4mila. Con il caso limite della Puglia, dove a fronte di 700 centri scommesse legali se ne contano 750 non autorizzati.Come sia possibile aggirare la normativa sulle concessioni lo spiega una sentenza della Corte di Cassazione, che nello scorso luglio non riuscì a sciogliere i nodi. I magistrati sentenziarono che non commette reato chi installa in un locale pubblico un "totem", se ci si limita a mettere a disposizione del cliente l’apparecchiatura tecnologica, «senza alcun intervento sull’utilizzazione dei terminali da parte dei giocatori medesimi, i quali effettuano le giocate in piena autonomia». La normativa sulle concessioni per il gioco d’azzardo, infatti, riguarda «l’organizzazione, l’esercizio e raccolta a distanza di giochi». Se il barista o il tabaccaio riesce a dimostrare di aver solo messo a disposizione l’apparecchiatura, ma di non aver pianificato una vera organizzazione per le scommesse, in linea teorica non commette alcun reato. Neanche se poi attraverso i noleggiatori degli apparecchi riceva un’allettante percentuale sulle giocate.Fiutato l’affare completamente esentasse, molti si sono gettati in questo business. Meno di una settimana fa 24 sale per la raccolta di scommesse sportive non in regola con la normativa, sono state chiuse tra Roma e Ostia nel corso di una operazione della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. I titolari, in questo caso, avevano messo in piedi una vera organizzazione, superando il sottile e ambiguo confine indicato dalla normativa.Nella Capitale i controlli della polizia e della guardia di finanza sono scattati in seguito alle numerose segnalazioni arrivate da parte di familiari di adulti e minorenni che lamentavano la caduta dei loro parenti nelle maglie del gioco compulsivo. In particolare, le attività di accertamento si sono concentrate sulla verifica delle concessioni governative e delle autorizzazioni di polizia nonché sul monitoraggio dei frequentatori.Le verifiche servivano anche per documentare la presenza di eventuali soggetti legati alla criminalità organizzata, che attraverso prestanome, avrebbero potuto infiltrarsi nella gestione di tali attività per riciclare denaro.I gestori, a fronte dei rilievi mossi, si sono giustificati sostenendo di operare grazie alle norme sulla libera concorrenza garantita dal diritto comunitario. Al contrario, la Corte di giustizia dell’Unione europea, ha invece sancito che la normativa italiana in materia di giochi e scommesse non deve ritenersi discriminatoria e quindi non è in contrasto con il diritto dell’Unione europea. Alcuni proprietari dei centri di raccolta sono risultati essere vicini a famiglie malavitose del litorale.Anche per non incorrere in questi rischi i noleggiatori che promuovono i "totem" tendono a parcellizzare l’offerta, limitando i rischi per i gestori e di fatto colonizzando il territorio. Intanto i concessionari ufficiali, che hanno pagato per ottenere la licenza dai Monopoli di Stato e che garantiscono un ritorno all’Erario (per quanto talvolta risibile rispetto al volume d’affari) sono pronti a dare battaglia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: