giovedì 10 maggio 2018
Fa discutere il caso di una elementare che richiede la presenza della madre in classe per monitorare la glicemia. La dirigente scolastica: abbiamo bisogno di tempo per prepararci
Bambini in classe, in una foto d'archivio (Ansa)

Bambini in classe, in una foto d'archivio (Ansa)

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Fa discutere la vicenda di un alunno diabetico di 9 anni, nel Basso Salento, per il quale la scuola richiede la presenza in classe della madre, per l'intero orario scolastico, in quanto nessun altro è preparato a gestire eventuali emergenze. A denunciarlo è la mamma, che ha sporto querela contro l'istituto. La scuola però, tramite la dirigente, risponde di non aver «mai negato l'accesso all'alunno. Non eravamo preparati a gestire eventuali emergenze e abbiamo chiesto tempo». La vicenda è iniziata il 9 aprile e solo l'8 maggio il bambino ha ripreso a seguire le lezioni, con la mamma accanto per il monitoraggio della glicemia.

A sostegno della famiglia si sono mobilitati nei giorni scorsi il sindaco della città, l'APDSOnlus di Lecce (Associazione Pediatrica Diabetici del Salento), servizi sociali, Asl ed è stato informato l'Ufficio Scolastico Regionale.

Il bimbo, figlio di una coppia di origini marocchine, aveva iniziato la terza elementare a settembre. Il 9 aprile scorso ha avuto l'esordio del diabete di tipo 1. Dopo un breve ricovero è tornato a casa il 17 aprile e a scuola il 23, ma è stato rifiutato per via della patologia. La scuola, è stato detto alla famiglia, non era in grado di prendersi cura del bambino nel caso di una crisi o di una emergenza sanitaria.

In alcune occasioni sono intervenuti anche i Carabinieri e il 118 per i violenti litigi tra la mamma e un'insegnante, quest'ultima finita due volte al pronto soccorso con crisi di panico. La vicenda ha preso le vie legali con la docente che ha denunciato la signora e lei che a sua volta ha sporto querela. Dopo diversi incontri fra la scuola e tutte le istituzioni interessate, il bambino è finalmente tornato a scuola martedì.

«Quando i suoi compagni di classe lo hanno visto, lo hanno abbracciato - racconta la madre - ma lui continua a chiedermi perché lo abbiano cacciato. Lo hanno fatto sentire strano, malato e diverso dagli altri bambini e questo, da mamma, fa male».

«Il rientro a scuola di un bambino dopo l'esordio del diabete di tipo 1 dovrebbe rappresentare il ritorno alla normalità dopo l'impatto devastante che tale esordio ha avuto sul piccolo e sulla sua famiglia - spiega Francesco Medina, presidente di APDS Onlus - Quindi dovrebbe essere garantito il rientro in un ambiente scolastico sereno e in condizioni di sicurezza. Invece, il bambino e la sua famiglia si sono trovati in una condizione di non accettazione, di non inclusione, in definitiva si sono sentiti abbandonati dall'istituzione scolastica».

D'altra parte la dirigente scolastica spiega che «la signora, dopo una lunga assenza, si è presentata con il bambino senza prima avvisarci della nuova situazione, pretendendo che fosse la scuola ad assicurare la necessaria assistenza, ma noi non eravamo preparati». «Ho subito scritto alla Asl - aggiunge -, ho chiesto all'amministrazione comunale un tavolo tecnico e sto predisponendo una circolare per chiedere al mio personale scolastico la disponibilità a formarsi per garantire un'assistenza adeguata, ma queste cose richiedono tempo». «Nella nostra scuola - aggiunge - abbiamo una forte presenza di stranieri e disabili e non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno alle loro famiglie. La mamma si fidi della scuola, di chi l'ha sempre aiutata fino ad oggi».

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