giovedì 11 novembre 2021
Il Tribunale di Reggio Emilia ha riconosciuto che il titolare dello studio Hansel&Gretel è colpevole di lesioni gravissime e abuso d'ufficio
Lo psicoterapeuta Claudio Foti (al centro) fuori dal tribunale di Reggio Emilia

Lo psicoterapeuta Claudio Foti (al centro) fuori dal tribunale di Reggio Emilia - Ansa

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«Condannato a quattro anni». Il Tribunale di Reggio Emilia ha riconosciuto che Claudio Foti, considerato l’uomo simbolo del caso Bibbiano, titolare dello studio Hansel& Gretel, è colpevole di lesioni gravissime e abuso d’ufficio. Assolta invece Beatrice Benati, assistente sociale dell’Unione val d’Enza, che aveva scelto a sua volta il rito abbreviato. Decisione a due facce invece per il sindaco Andrea Carletti, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, ma prosciolto dalle accuse di falso. In tutto, sono stati 17 i rinvii a giudizio, mentre si è deciso il non luogo a procedere per altre cinque persone coinvolte.

Il tribunale ha quindi sostanzialmente sposato la tesi del pm – che di anni di carcere ne aveva chiesti sei – secondo cui i danni ravvisati sulla ragazzina sottoposta a psicoterapia dallo stesso Foti, tra il 2016 e il 2017, con «modalità suggestive, ingenerando in lei la convinzione di essere stata abusata dal padre e dal socio», sono risultati gravemente invalidanti. Secondo questa tesi, che ieri il tribunale ha confermato, l’intento dello psicoterapeuta sarebbe stato doloso, perché avrebbe accettato il rischio di causare danni alla ragazzina con l’obiettivo di lucrare sui bambini allontanati dai servizi sociali. Per lo psicoterapeuta è caduta, come spiega il suo difensore, avvocato Andrea Girolamo Coffari, l’accusa di frode processuale «perché il fatto non sussiste» mentre resta in piedi quella di lesioni gravissime. Foti è stato condannato anche per la cosiddetta 'macchina dei ricordi', sedute di psicoterapia con modalità suggestive che avrebbero ingenerato nella minore la convinzione di essere stata abusata sessualmente.

La reazione dei suoi legali non si è fatta attendere. «Si tratta di una sentenza profondamente ingiusta e sbagliata, contro cui ricorreremo in appello » ha detto l’avvocato Giuseppe Rossodivita, uno dei legali. Il diretto interessato, invece, ha parlato di «scontro in quest’aula che non doveva avvenire tra posizioni culturali e teoriche. Io non c’entro nulla con gli affi- damenti». Anche i legali del sindaco Carletti si sono detti certi di «dimostrare la completa estraneità» del loro assistito rispetto all’ultima contestazione rimasta in piedi.

Senza successo quindi l’apparato di difesa organizzato da Claudio Foti che aveva nominato come consulenti due colleghi di fama, come Luigi Cancrini e Mauro Mariotti. Nella lunga relazione intitolata 'Un processo alla psicoterapia' i due psichiatri avevano messo in luce la professionalità di Foti, avevano sostenuto l’assoluta correttezza dei suoi interventi e avevano concluso stabilendo un parallelo tra il procedimentro contro Foti e il processo a Galileo: «Il sole è il trauma, la cui centralità – si legge nella relazione – è stata ignorata nella storia della psichiatria e che ha negli ultimi decenni conquistato la posizione fondamentale che era stata misconosciuta per troppo tempo. La terra è la falsa memoria, che i sostenitori del modello iatrogeno, vorrebbero continuare a considerare centrale e con cui si ostinano a spiegare la problematica dissociativa negando la centralità del trauma». Sforzi inutili, almeno in questo primo grado di giudizio.

Va detto che la condanna di Foti, per quanto significativa, è però solo un tassello nel grande caso Bibbiano, l’inchiesta 'Angeli e Demoni' partita nel 2018 e sfociata un anno dopo, 27 giugno 2019, con arresti e denunce. Le accuse? Frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso e lesioni gravissime sono i reati formulati a vario titolo dalla procura. I carabinieri di Reggio Emilia, che indagano su mandato della Procura reggiana, mettono in luce presunte irregolarità che avrebbero caratterizzato la gestione di minori in affido.

Le accuse sono naturalmente diverse in base al ruolo degli imputati. Ai domiciliari finiscono anche una responsabile dei Servizi sociali della Val d’Enza, una coordinatrice del medesimo servizio, una assistente sociale e due psicoterapeuti della onlus 'Hansel e Gretel', appunto Claudio Foti e la moglie. Il meccanismo, apparentemente semplice, sarebbe stato fondato su diagnosi false, o esagerate relative a patologie psicologiche sviluppate in seguito ad abusi o maltrattamenti – secondo l’accusa – mai verificatisi. Ma quanti sono questi casi? Un numero spropositato, rispetto alla media nazionale (quasi 200 casi tra minori collocati nelle strutture e in affido familiare solo nel 2018) che avrebbe indotto la Procura ad avviare l’inchiesta.

Ma a questo punto cominciano i dubbi che l’inchiesta non ha ancora chiarito. Come mai, tra quelle centinaia di segnalazioni, l’inchiesta si concentra solo su 9 bambini? Come mai il Tribunale per i minori di Bologna, l’autorità chiamata a convalidare o annullare l’operato dei Servizi, non viene informato dell’inchiesta in corso? Tanto che, come spiega nelle settimane successive il presidente Giuseppe Spadaro – ora trasferito al Tribunale per i minori di Trento – già prima dell’avvio dell’inchiesta di Reggio Emilia, cinque di quei nove minori sono stati rimandati a casa. Motivo? Le relazioni dei Servizi sociali non erano state considerate convincenti. Tutte le altre, controllate e verificate, non avrebbero presentato irregolarità. E anche questo sembrerebbe un dato contradditorio. Nove relazioni 'infedeli' a fronte di centinaia convalidate dal tribunale? Nel dispositivo della sentenza ci saranno probabilmente le risposte a questi e a tanti altri interrogativi sollevati dalla vicenda. Il caso Bibbiano continua.

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