mercoledì 14 maggio 2014
​Si riaprono le indagini a dodici anni dall'omicidio del giuslavorista da parte delle Brigate Rosse.
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Uno degli effetti collaterali del caso Matecena, l’ex deputato-imprenditore condannato in via definitiva e latitante a Dubai, riguarda l’uccisione del giuslavorista Marco Biagi, assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002.  Le indagini sulla revoca della scorta a Biagi sono state riaperte dal pm Antonello Gustapane, dopo che la procura di Roma ha trasmesso a quella di Bologna dei documenti sequestrati.Le carte che hanno portato all’apertura del fascicolo sarebbero state in possesso di Luciano Zocchi, ex segretario di Claudio Scajola. Proprio Scajola, ministro dell’Interno all’epoca dell’assassinio del giuslavorista, fu costretto alle dimissioni dopo un’esternazione fatta a tre mesi dall’omicidio del giuslavorista, indicato come un rompiscatole «che voleva il rinnovo del contratto di consulenza». Per l’avvocato Guido Magnisi, legale della famiglia Biagi, «è prematuro fare qualsiasi valutazione non avendo nessun elemento di conoscenza. Ovviamente c’è la disponibilità della famiglia, se convocata, a dare un suo eventuale contributo».I magistrati calabresi che lavorano all’inchiesta sulla rete di interessi che ha protetto la latitanza di Amedeo Matacena ritengono che «la determinazione che caratterizza l’agire di Claudio Scajola dimostra in modo inattaccabile che lo stesso è portatore di un interesse autonomo verso la pianificata conservazione dell’operatività diretta del Matacena». Secondo i pm della direzione distrettuale antimafia calabrese, è questa «la ragione che spinge Scajola ad essere diretto protagonista di una serie di incontri finalizzati a programmare lo spostamento di Matacena». Lo spostamento dell’ex parlamentare doveva avvenire «dall’Emirato di Dubai - si legge nell’ordinanza – verso la Repubblica del Libano, Stato individuato per la presenza di relazioni personali in grado di garantire il rigetto della richiesta di estradizione, attraverso il passaggio formale costituito dalla possibilità di chiedere ed ottenere "asilo politico" a favore del Matacena».Emergono inoltre alcuni contrasti tra Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, e lo stesso Scajola. La donna, arrestata a Nizza e in procinto di essere estradata in Italia, piangeva al telefono chiedendo a Claudio Scajola di raggiungerla immediatamente a Montecarlo. Poi, a distanza di pochi mesi, nel gennaio scorso, l’ex ministro le intima di fare «delle scelte», con il politico ligure che le dice «basta balle e sotterfugi». Poi lei mette giù la cornetta.
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