giovedì 17 giugno 2010
I pm di San Marino hanno aperto un fascicolo su alcune operazioni sospette nella repubblica del Titano Nel mirino conti milionari che ricondurrebbero ad Achille Toro e Denis Verdini. Il capo della Protezione Civile: quando mi accorsi che i costi del G8 in Sardegna stavano andando fuori controllo sostituii De Sanctis.
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«Non mi sono mai occupato della gestione degli appalti, con la sola eccezione di quelli per il G8 che doveva tenersi alla Maddalena». Davanti ai pm di Perugia, Guido Bertolaso aggrava la posizione di Guido De Santis e Angelo Balducci, al quale aveva rinnovato «stima e amicizia». Il capo della protezione civile ha raccontato di essersi accorto che i costi per il vertice in programma in Sardegna (poi trasferito a l’Aquila) stavano andando fuori controllo. «Intervenni sostituendo come soggetto attuatore Fabio De Santis (ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, ora in carcere, ndr) con Gian Michele Calvi nel novembre del 2008». Per gli altri appalti il capo della protezione civile ha confermato ai pm perugini che a occuparsene era l’allora presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici, Angelo Balducci. Precisazioni che in parte si legano alle parole pronunciate appena dopo l’interrogatorio di martedì: «Mi auguro che si arrivi ad una rapida definizione della mia posizione processuale avendo dimostrato la mia totale estraneità alle accuse che mi sono state mosse».I pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, non commentano. Intanto incassano una buona notizia. Il giudice sammarinese Rita Vannucci ha aperto un fascicolo su alcune operazioni sospette avvenute in conti bancari di San Marino. L’indagine sulla “cricca” che vede impegnate quattro procure italiane – Firenze, Perugia, l’Aquila e Roma –, inaspettatamente trova ora nei magistrati del Titano la quinta colonna dell’inchiesta. A tal punto che gli inquirenti della Serenissima Repubblica si sono attivati con una loro rogatoria per acquisire documentazione presso i colleghi italiani, con la concreta possibilità che possano firmare mandati di cattura internazionale. Il tracciato delle operazioni bancarie avvenute su conti di deposito milionari si interseca infatti con movimenti riconducibili ai protagonisti dell’inchiesta umbra. Tra essi il coordinatore del Pdl Denis Verdini, l’ex procuratore aggiunto Toro, e poi Balducci, il costruttore Diego Anemone, il suo ufficiale pagatore Angelo Zampolini, il commercialista Stefano Gazzani e l’ex commissario dei mondiali di nuoto di Roma Claudio Rinaldi. L’ipotesi di reato sulla quale indaga San Marino è quella di riciclaggio di denaro.L’interrogatorio di Bertolaso ha lasciato in sospeso più di una domanda. Perché – si chiedono gli inquirenti – un uomo come lui dovrebbe mentire su un episodio facilmente riscontrabile, rischiando di essere sbugiardato poco dopo?. Insomma, per dirla con una fonte investigativa: «Qualcosa ancora ci sfugge». Il capo della Protezione civile solo martedì sera aveva assicurato di avere preso casa per qualche tempo a Roma, in via Giulia, su interessamento – ha dichiarato Bertolaso – di un collaboratore di Propaganda Fide consigliatogli dall’allora presidente della congregazione, il cardinale Crescenzio Sepe. Bertolaso trovò alloggio presso una casa che sarebbe poi stata acquistata dal regista Raffaele Curi. Il capo della protezione civile sostiene di essere stato ospite, non avendo mai pagato l’affitto ma solo le utenze. Ma proprio Curi, poco dopo ha però ribadito che la pigione veniva versata da Angelo Zampolini, l’architetto tuttofare alle dipendenze di Anemone. Le date però non corrispondono. L’affitto sarebbe stato pagato da Zampolini fino al 2007, ma Bertolaso avrebbe liberato l’immobile almeno due anni prima. Perciò si sta cercando di capire a chi davvero Anemone, attraverso il suo architetto, pagasse l’affitto.Non è questo l’unico rebus dell’inchiesta. Contro l’ex ministro Claudio Scajola ci sono le ammissioni dell’onnipresente Zampolini e delle venditrici dell’appartamento acquistato secondo l’accusa con l’aiuto di Anemone. I magistrati perugini stanno cercando la prova di un eventuale contropartita concessa da Scajola ad Anemone: un appalto, una raccomandazione, un incarico importante, una firma su un documento qualsiasi. Solo quando questo riscontro dovesse arrivare l’esponente del Pdl potrà essere indagato. In caso contrario, Scajola non andrebbe incontro ad alcun processo.
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