martedì 21 settembre 2010
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Nel vespaio che agita il Partito democratico, dopo la raccolta delle 75 firme sotto al documento critico di Walter Veltroni, resta imperturbabile Pierluigi Bersani. Il segretario democratico non dà a vedere alcun fastidio per quello che il suo ex avversario Dario Franceschini considera un colpo basso dell’ex sindaco di Roma. Il leader democratico attende «le discussioni nelle sedi» appropriate, come «la direzione di giovedì», per dire la sua. Meglio ancora, l’Assemblea nazionale. E a sdrammatizzare con lui, il vicesegretario Enrico Letta. Ma dopo l’iniziativa veltroniana, a largo del Nazareno molte cose sono cambiate. E una prima dimostrazione arriverà dai due incontri previsti per oggi e domani degli ex popolari e della minoranza interna di Area democratica.A Bersani, dunque, bastano «le parole chiarificatrici» di Veltroni di ieri, che nega la volontà di presentarsi a eventuali primarie, «rispetto ad una vicenda che ha provocato anche sconcerto nel nostro partito». Il leader piddì vorrebbe evitare di «fare congressi tutti i giorni». Ma, confida, «io credo che la nostra situazione si chiarirà, dopo di che io, Veltroni, il partito tutto dobbiamo scendere in campo per esporre all’Italia la nostra idea di alternativa». Serafico, dunque, il segretario democratico dice di non temere neppure le primarie: «Il nostro statuto parla di primarie di coalizione, ma al primo posto viene l’alleanza politica e il patto per il programma. Poi ci possono essere candidati diversi ma la strada deve essere questa».Intanto, però, la confusione regna sovrana. Se lo scopo di Fioroni e Gentiloni e dell’area centrista che ha sposato l’iniziativa veltroniana è quella di dare un appiglio agli elettori moderati che vedono nel Pd di oggi una forte impronta diessina, gli ex popolari rimasti fedeli a Bersani non ci stanno. Oggi l’incontro per fare il punto, che forse i veltroniani ex-ppi diserteranno: Castagnetti e Marini non intendono infatti rinunciare a discutere, come volevano Fioroni e Gentiloni, con i critici di Veltroni.Ma ancora più forte è la richiesta di far saltare il vertice di Area democratica. Il leader Dario Franceschini è «amareggiato», perché questo è il momento di «stringersi a Bersani». Tanto che all’annuncio di una delegazione per un ultimo tentativo di mediazione di Ad, l’ex segretario replica: «L’ufficio di Veltroni è a due passi dal mio...». Al suo predecessore rinfaccia la promessa di «non fare agli altri quello che hanno fatto a me». E ai veltroniani che chiedono di revocare il vertice di domani, il leader di Ad non concede aperture. Piuttosto spiega di volere un «confronto nella chiarezza». I 75 non intendono «accantonare il documento». Ma Franceschini dice di non aver «posto pregiudiziali». «Ma che senso ha l’incontro, dopo che Franceschini ha dichiarato di voler stare con Bersani?», si chiede Stefano Ceccanti.
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