martedì 31 luglio 2012
La sfida - Il leader del Pd si mette in pista, e si prepara alle elezioni del 2013. Parte la ricerca di alleati. E oggi vede Vendola. VAI AL DOSSIER "COPPIE DI FATTO, IL DIBATTITO"
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Si mette in pista Pier Luigi Bersani. E, almeno ai nastri di partenza, si trova a essere il primo con tanto di programma, sebbene ancora sotto forma di "Carta di intenti". Il leader del Pd non attende le notizie dal Senato sulla legge elettorale, assicura ancora fedeltà a Monti da qui al 2013, ma si porta avanti con l’agenda, pronto a fissare i suoi paletti in vista di una coalizione tutta da venire. E tra i paletti, rispuntano le unioni gay, ma questa volta secondo il modello tedesco, che soddisfa maggiormente la lobby omosessuale nel partito.«Il Pd è pronto ad ogni evenienza e ci vogliamo dare il nostro passo e tenere il nostro passo», chiarisce il segretario democratico. Ormai certo che il presidente Napolitano non intende sciogliere le Camere, Bersani spiega la strategia del suo Pd: «Guardiamo alla conclusione naturale della legislatura avviando un percorso». E non si tratta di una «alternativa» a Monti, del quale resta pronto a sostenere le cose che il partito condivide e anche quelle che non condivide, «ma alle destre e alle loro politiche sbagliate»: chiuso il discorso su una seconda edizione della grande coalizione, il segretario piddì lancia il patto tra progressisti e moderati.Il leader democratico non scende nel dettaglio delle intenzioni di Largo del Nazareno, ma parla di «riforme liberali che la destra non può fare, contro le posizioni dominanti e i conflitti di interessi». Bersani introduce il discorso della patrimoniale, anche qui senza spiegarlo nel metodo. «Per noi il lavoro è al centro del programma e il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari».E sempre restando nel contesto europeo, con l’auspicio di un governo snello, sottratto «alle logiche spartitorie», il segretario democratico (pronto a sottoporsi alle «primarie di coalizione») anticipa che l’operazione per sondare l’alleanza tra progressisti e moderati inizierà oggi, con l’incontro con Nichi Vendola, seguito da quello con il Terzo settore. Ancora non fissato, invece, quello più delicato con Pier Ferdinando Casini. Il Pd, spiega, cerca di concludere un «patto di legislatura».Ma le aperture esplicite del Pd alle coppie gay potrebbero rappresentare un ostacolo al dialogo con Casini. «Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte Costituzionale per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico», dice Bersani. Una posizione considerata «una sintesi» da una «contenta» Paola Concia, che avvisa i possibili alleati di «avere ben chiara questa cosa».Non crede però che questo sia uno scoglio insormontabile Beppe Fioroni, convinto che anzi ieri Bersani abbia «superato le posizioni della sinistra radicale», e quanto alle aperture alle coppie gay, «per Casini sarebbe un passo indietro rispetto alle posizioni del suo alleato Fini». Insomma, per gli ex popolari si va verso un centrosinistra di governo. «In continuità con il lavoro di Monti», aggiunge convinto il vice segretario Enrico Letta.
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