mercoledì 4 agosto 2010
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Parla Pierluigi Bersani. Lo scenario in movimento in vista del voto di oggi va studiato e ristudiato. Il terzo polo riunito per la prima volta è lì a testimoniare cambiamenti in atto e il leader del Pd continua a chiedere un dopo-Berlusconi. Per l’esattezza un governo tecnico, più volte evocato. Da qui a passare all’ipotesi Tremonti è un soffio. Da giorni si vocifera di un lavorio infaticabile di Massimo D’Alema, convinto che il ministro dell’Economia porterebbe con sé anche la Lega di Bossi. Il leader del Pd non lo nomina ma fa capire che si tratterebbe di una soluzione «più sensata di un confronto elettorale con un meccanismo come questo». Anche Silvio Berlusconi, nel suo studio, sta valutando il nuovo corso e viene aggiornato in continuazione. Il premier legge i desideri dell’avversario e riflette con i suoi fedelissimi: se questa è la manovra del Pd, il Pdl può dormire sonni tranquilli. Uno, perché il capo del governo ha piena fiducia in Tremonti. Due, perché è certo che Bossi non lo tradirà. Tre, perché relega l’operazione in quella "politica politicante" fine a sé stessa, così lontana dalla gente, che avrebbe portato, dice, il centrosinistra alla sconfitta e che non darà spazio al terzo polo di Fini e Casini.Il capo dell’esecutivo fa i conti dei voti che mancheranno oggi sulla mozione per Caliendo e tenta fino all’ultimo di frenare l’emorragia. Ma di fronte alla strategia del Pd ostenta sicurezza e si sente saldamente in sella. Bersani non lo vede affatto così. Ma, ragiona, «se il predellino gli è franato sotto ai piedi, non può dare le colpe a Fini». Poi però frena sul nome del possibile capo di un governo tecnico. «Il nostro mestiere non è quello del Capo dello Stato, non spetta a me decidere. Certo però che non può traghettare quello che ci ha portato fin qui».Il segretario del pd, dunque, non nomina Tremonti, anche se gli viene attribuita l’ipotesi del ministro come successore, nel contesto del ragionamento. «Bersani non ha mai fatto nomi», precisa il suo portavoce Di Traglia. Anzi, il segretario democratico si mostra scettico su una possibile collaborazione da parte leghista, sebbene si dica pronto a «discutere» con il Carroccio su diverse riforme.Ma l’uscita allo scoperto dell’ipotesi di un governo-Tremonti porta un certo scombussolamento nei corridoi e dall’Udc il leader Casini pare sollevato della smentita bersaniana: «Ha fatto bene Bersani a smentire quella finta indicazione». Piuttosto, continua il leader Udc, il governo tecnico non sarà transitorio, ma dovrà fare diverse cose per il Paese. Per questo la nascita del terzo polo rappresenta una novità di rilievo. Ne conviene il Pd che guarda al nuovo scenario con curiosità e interesse. Bersani, però, precisa subito che se si va avanti, «in un assetto bipolare che ormai è entrato profondamente nel Paese» anche il terzo polo dovrebbe decidere dove collocarsi.E questo è anche il monito a quanti nel Pd guardano con un interesse maggiore alla nascita di un soggetto che va a inserirsi al centro tra Pdl e Pd. Sebbene proprio gli ex popolari smentiscano di esserne attratti: «Se lo fossimo stati – spiega Fioroni – il passaggio lo avremmo già fatto. Questo è un dato positivo ma bisogna che diventi un interlocutore anche per tornare a governare».
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