venerdì 10 settembre 2010
Lo ha detto il presidente del Consiglio intervenendo al Forum sulla democrazia in corso a Yaroslavl, in Russia. Molte «accuse» della magistratura, ha aggiunto, sono «assolutamente inventate» e mettono «a rischio la governabilità del Paese».
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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, indebolito dallo strappo con l'ex alleato Gianfranco Fini, ha detto che il suo governo supererà le tensioni all'interno della maggioranza e porterà a termine le riforme necessarie nei prossimi tre anni di legislatura.Intervenendo nella città russa di Yaroslavl a un forum sulla democrazia, il premier, coinvolto in due processi per corruzione, falso in bilancio e frode fiscale, ha anche accusato la magistratura di attentare alla governabilità del paese facendo intendere di considerare prioritario uno scudo giudiziario per chi guida l'esecutivo.«Il mio governo andrà avanti tranquillo nelle grandi riforme che ci attendono ancora per i tre anni della legislatura", ha detto Berlusconi che a fine mese parlerà alla Camera sulla situazione del Paese dopo che 34 deputati e 10 senatori leali a Fini sono usciti dal Pdl privandolo di una maggioranza certa.«Sono piccole questioni di professionisti della politica che vogliono avere la loro aziendina politica per poter contare nella politica ma che non toccano la governabilità», ha aggiunto Berlusconi cercando di minimizzare le critiche di Fini alla politica della maggioranza.Nelle scorse settimane il premier ha minacciato più volte il ritorno alle urne per fare pressione su Fini e seguaci, il cui nuovo movimento ha bisogno di tempo per organizzarsi sul territorio e potrebbe registrare risultati molto scarsi in caso di un ritorno immediato alle urne.Il presidente della Camera ed ex cofondatore del Pdl ha accusato Berlusconi di gestire il partito come un monarca e minacciato di non far passare leggi che proteggano interessi personali. Ma nel desiderio di rimandare il confronto con gli elettori, Fini ha anche assicurato che voterà la fiducia a Berlusconi per tutta la legislatura e di essere favorevole a una legge che sospenda i processi per tutto il mandato del capo del governo.Il cosiddetto scudo giudiziario è un obiettivo da tempo perseguito da Berlusconi convinto che dei magistrati politicizzati vogliano ribaltare l'esito delle urne con le loro inchieste. Anche oggi a Yaroslavl Berlusconi ha parlato di «oppressione giudiziaria».«Nel mio Paese la magistratura ha assunto un potere senza limiti mentre deve essere un ordine dello stato e non un potere dello Stato», ha detto Berlusconi ricordando di essere già stato «rispedito a casa» da palazzo Chigi nel 1994 in seguito a «una falsa accusa».«La magistratura ha ritenuto di poter ancora svolgere una sua opera mettendo sotto accusa, con accuse inventate i protagonisti della politica e mettendo a rischio la governabilità del Paese».Il cosiddetto lodo Alfano che garantiva la sospensione dei processi per premier e ministri è stato giudicato incostituzionale dalla Corte Costituzionale lo scorso autunno e il 14 dicembre la Consulta valuterà anche la costituzionalità della legge sul legittimo impedimento, che attualmente consente ai membri del governo di non partecipare alle udienze giudiziarie.Nella sua gestione dei rapporti con Fini, tuttavia, Berlusconi deve tenere conto della posizione dell'alleato Lega Nord, i cui consensi sono in forte crescita nella parte più ricca del Paese e che spinge, invece, per il voto convinta di poter rafforzare la sua influenza sul futuro esecutivo.E anche al progetto federalista caro al Carroccio ha accennato Berlusconi dalla città russa sul Volga quando ha affrontato il tema dell'«oppressione fiscale» e di uno Stato troppo invasivo che deve devolvere molti dei propri compiti agli enti locali.Ma da Yaroslavl il Cavaliere ha rilanciato anche il suo cavallo di battaglia personale al quale secondo i sondaggisti deve gran parte del suo successo quello della riduzione delle tasse.«Io da liberale integrale ho sempre pensato che è importante che il cittadino senta come giuste le imposte chieste per i servizi che riceve», ha detto Berlusconi ribadendo che lo Stato può chiedere fino a un terzo dei guadagni. «Se è il 50% o più ti sembra che sia un furto o anche una rapina».
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