mercoledì 13 marzo 2013
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«Il Pd vuole occupare le istituzioni. Usano la clava giudiziaria per estromettermi dal confronto e prendersi il Colle. È un golpe. Ma noi non lo permetteremo: se va in porto il loro progetto, siamo pronti a lasciare il Parlamento per la piazza in modo permanente. Sia che si vada al voto subito, sia che ci sia un patto serio tra noi e loro per un governo di larghe intese, noi vogliamo al Quirinale un capo dello Stato di garanzia...». Dal letto d’ospedale da cui sta osservando - preoccupato - le mosse «folli» dei Democratici, Silvio Berlusconi mette nel mirino l’unico obiettivo che gli interessa davvero: la Presidenza della Repubblica. Il nome di Romano Prodi lo fa andare su tutte le furie. Quello di Massimo D’Alema pure, anche se in misura minore.Le sue soluzioni di compromesso (quella di parte è Gianni Letta) sono altre. La prima, difficile, è la proroga di un anno di Giorgio Napolitano. Poi c’è Franco Marini. Terza ipotesi Giuliano Amato. Quarta idea - sorpresa delle ultime ore - Mario Monti. Il Prof è l’unica eccezione alla regola aurea dettata dal Cavaliere: «Non possono occupare quell’incarico così importante persone che hanno fatto politica contro di me».Il tentativo di Berlusconi è quello di rovesciare l’agenda-Bersani: «Prima viene il Colle, e poi a scalare si parla di governo e Camere», dice il Cavaliere. Che trova anche il pretesto per esprimere la sua posizione pubblicamente, con una nota vergata direttamente dal San Raffaele: «Per il Quirinale, il centrodestra non ha bisogno di chiedere a nessuno, e tanto meno alla sinistra, candidati in prestito», dice replicando alle voci dei media per cui sarebbe stato lui a lanciare D’Alema per depotenziare l’ipotesi-Prodi. No, dice il Cavaliere, non è così, «perché, dopo tanti presidenti di un solo colore, abbiamo invece diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione».È un modo per dire che venderà cara la pelle. «Il centrosinistra – alza la voce Berlusconi – è ormai diviso su tutto. Scatenano la guerra intorno al governo e alle presidenze delle Camere con l’obiettivo di sempre: il Quirinale». E per raggiungerlo, continua, hanno bisogno di mascherare le loro «beghe interne» e le «eterne lotte di potere» facendo circolare «false notizie sulle ambizioni del Pdl».Parole dure che nascondono un timore: una «manovra» per circondarlo politicamente con un «Colle ostile». Ma il Cavaliere ha un problema non da poco: non ha i numeri. Il Pd invece ce li ha, basta unire i propri a quelli di Monti e Sel. E allora Berlusconi gioca d’anticipo, alzando i toni, e facendo capire che non basta dare al Pdl il "contentino" di una Camera o di qualche presidenza di commissione. Già, perché viste dal San Raffaele le consultazioni con i gruppi parlamentari avviate dai pd Luigi Zanda, Davide Zoggia e Rosa Calipari rischiano di essere una trappola se non si intravede il punto di arrivo. Il Colle, appunto. I tre del Pd, e Bersani, la vedono invece in modo diametralmente opposto. «Un passo alla volta», è il mantra di largo del Nazareno. Perciò ieri, nei primi incontri con M5S e Pdl (seguiranno quelli con Scelta civica e Lega) non si è discusso di nomi, ma di «metodo». Cosa vuol dire? Che il Pd ha fatto intendere di essere disposta a cedere la presidenza della Camera ai grillini, e di mettere in gioco poltrone importanti (ma forse non lo scranno più alto) al Senato per gli azzurri.I grillini hanno risposto con un video articolato, in cui la futura capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, specifica due cose: che loro, come primo partito di Montecitorio, sulla presidenza ci puntano; che oggi faranno i loro nomi in entrambe le Aule, e quelli voteranno (senza scambi né con l’altra Camera né con l’esecutivo). Più prudenti gli ambasciatori pidiellini, Lucio Malan e Simone Baldelli. I due hanno avuto l’impressione positiva che il Pd non voglia «prendere tutto». Ma non basta. Berlusconi, che ora aspetta un report, vuole essere della partita-Colle.
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