mercoledì 22 dicembre 2010
«Indecente se boccia il legittimo impedimento». Esternazione a tutto campo a Matrix. «Il rischio del voto anticipato non è scongiurato ma non farebbe il bene del Paese». Un nuovo nome per il Pdl: «Sarà di una sola parola». La sinistra? «Tutti capetti».
- Casini, nuovi segnali al governo
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La "zampata" di Silvio Berlusconi spunta verso la fine di Matrix. Arriva una domanda sull’eventuale "no" della Corte costituzionale, in gennaio, al legittimo impedimento, che in parte lo difende dal rischio-processi, e il premier risponde senza esitazioni: «Farò vergognare i pm, in aula, sui giornali, in tv. Sarebbe un’indecenza, ci vuole finalmente un limite alla decenza». Per questo, annuncia, «io andrò avanti e mi difenderò anche in piazza». Tutto il contrario del ministro Alfano che, quasi in simultanea a Ballarò, fa sapere invece che «se la Corte lo boccia amen, non ci sarà nessun cataclisma». Era tempo che Berlusconi non andava in tv, a fare il "mattatore". Per la sua rentrée sceglie lo schermo amico di Canale 5. È da lì che bolla come «incredibili» le dichiarazioni di Fini sulla legislatura che ora può continuare. Dice di «prendere atto» dell’offerta di Casini, di cui però non si fida al 100% («È buona regola essere molto prudenti»), ma «trova innaturale che l’Udc stia lontana dal Pdl». Conferma quindi la sua strategia dell’allargamento della maggioranza «a molti moderati», anche perché ammette che coi numeri attuali «possiamo governare, ma non fare riforme importanti». Per questo il voto anticipato, che «non farebbe bene al Paese», non è scongiurato. In chiave elettorale annuncia poi di «avere in mente» il nuovo nome («Sarà corto, una parola sola») per il Pdl, casomai sorgessero questioni legali. E la sinistra? Non lo preoccupa, sono «tutti capetti che si fanno la guerra l’un l’altro».Il "Berlusconi-show" va in onda dopo cena. Il presidente del Consiglio riserva parole dure al nemico Gianfranco Fini e blandisce senza eccedere l’Udc, consapevole dell’ostacolo Lega. Della cui opposizione al "ritorno" di Casini dà una giustificazione: «La Lega si ricorda del no dell’Udc al federalismo e credo che questo influisca sul loro giudizio negativo», spiega il premier che però invita Bossi ad avere come «punto fermo» il «bene del Paese». Buona parte della trasmissione ruota proprio attorno al rapporto con Pier Ferdinando. Berlusconi lo critica per «la bugia più grande che potesse dire», sul governo che non è in grado di governare. Ma di uno così ci si può fidare? «Spero», risponde il premier, prima di aggiungere che però «in politica è buona regola essere prudenti». C’è la cautela, ma ci sono anche i sentimenti: «Personalmente gli voglio bene. Con lui non ho mai avuto discussioni di cattivo gusto o volgari». Poi ricorda, maligno, che quando nacque il Pdl «Casini voleva apparentarsi con noi», ma «a opporsi» fu proprio quel Fini con cui oggi flirta. Al presidente della Camera riserva poi un altro attacco quando sbotta che «hanno dell’incredibile» le frasi dette da Fini qualche ora prima, visto che il 14 dicembre scorso Fli ha votato «una mozione di sfiducia nei miei confronti».Per il Cavaliere la via maestra, a questo punto, resta quella di una maggioranza più ampia. Pensa all’Udc il premier, e non solo: «Se da coloro che stanno costituendo il terzo polo c’è un’opposizione democratica», allora «è logico che ci possano sostenere». Comunque per il Cavaliere è naturale che l’Udc stia nel centrodestra, «l’alleanza con la sinistra lo penalizzerebbe molto nei voti». Anche dentro Fli, ribadisce, molti si sono già pentiti: «Ritengono di aver pagato il debito di riconoscenza verso Fini. Ora ritengono di non poter tradire gli elettori». Anzi, Berlusconi si spinge a dire di aver «fermato alcuni che già volevano passare, perché ho visto cosa stava succedendo ai coraggiosi che si stavano aggiungendo a noi». Quindi è possibile puntellare la maggioranza, d’altronde «tutte le persone di buon senso, a cominciare dal presidente Napolitano, si augurano che non ci sia una crisi», specifica. C’è spazio per qualche altro punto da affrontare. Anche "scomodo", come le veline candidate: per lui «è veramente un’infamia». E le sue cene con escort e ragazze varie? Berlusconi ribalta la questione, asserendo che l’altra sera, alla cena con gli imprenditori a villa Gernetto, a Lesmo, gli «è stata fatta la critica che non ci fossero ragazze, il bello fa piacere a tutti». Sa che non potrà durare in eterno, ma dice che lascerà solo «quando gli italiani chiederanno di sostituirmi». E per la sua successione non esclude nemmeno una donna: «Perché no?». L’ultima battuta è uno sconfinamento nello sport, sul Cassano acquistato dal Milan: «Qualche volta riesco a convincere», annota con un sorriso.
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