venerdì 26 aprile 2013
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L’apertura c’è e pare solida. Il Pdl sembra orientato a dire sì alla nascita del governo Letta, nella consapevolezza del gesto di responsabilità chiesto dal capo dello Stato alle forze politiche. Silvio Berlusconi è determinato a chiudere l’accordo, a patto che alcune condizioni vengano rispettate. E ieri da Dallas, dove si è recato su invito della famiglia Bush, si è tenuto costantemente in contatto coi colonnelli del partito, riuniti in via dell’Umiltà prima delle consultazioni pomeridiane col premier incaricato. In attesa di rientrare a Roma per riprendere personalmente le trattative con Enrico Letta, il Cavaliere ha comunque ufficializzato il suo pensiero sulla nascita dell’esecutivo: «Letta potrebbe fallire? Non voglio nemmeno pensarci...», afferma scaramanticamente, ribadendo la necessità di dar vita ad un governo che «affronti la crisi economica e si occupi del rilancio dell’economia».Il "mandato" affidato al segretario Angelino Alfano, che ha guidato la delegazione pidiellina nell’incontro con Letta, era di ribadire la massima disponibilità nel trovare dei punti comuni di accordo. Ma, avrebbe ribadito Berlusconi, «non siano disponibili a fare passi indietro rispetto a quanto abbiamo promesso agli elettori». E per essere sicuro dell’interpretazione <+corsivo>strictu sensu<+tondo> della linea, al colloquio (durato quasi due ore) ha partecipato anche uno dei "falchi" del partito, Denis Verdini, coordinatore del Pdl e tra gli uomini di cui il Cavaliere si fida di più. L’incontro tra le due delegazioni è stato all’insegna dell’apertura, ma con alcuni punti fermi posti dal Pdl: la restituzione dell’Imu e la sua abolizione dovranno essere parte del programma, perché Berlusconi ci ha messo la faccia e non intende appoggiare un governo senza un impegno concreto in tal senso. Un altro punto lo ricorda lui stesso dagli Usa: «Noi abbiamo presentato otto disegni di legge per il lavoro e per ridare slancio alle imprese. Possiamo fonderli in un unico provvedimento, una specie di decreto salva-Italia». Ma, aggiunge, «non è che adesso noi andiamo lì e gli diciamo tutto o niente. Ci muoveremo con buon senso, anche perché nelle nostre proposte non c’è nulla che possa essere interpretato come un favore a qualcuno, come una legge ad personam».Tra le righe, dunque, l’ex premier lascia intendere di essere pronto a trattare su tutto, a patto che nel programma di governo entrino pure le sue proposte di misure anti crisi. La strategia politica è quella di cercare di "condividere" le scelte essenziali in campo economico del nuovo esecutivo. Un punto essenziale insieme alla richiesta, ribadita anche ieri, di voler una compagine ministeriale dai chiari connotati politici: non dovrà essere un esecutivo tecnico, l’esperienza di Monti è bastata. L’unico ministro che, per il Pdl, potrebbe essere "riconfermato" è la titolare dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, su cui lo stesso Berlusconi precisa di non aver mai posto veti, tanto da averla sostenuta come possibile candidata alla presidenza della Repubblica. Le carte comunque per ora restano coperte, anche perché il Cavaliere, di ritorno oggi, dovrà anche provare a stemperare il clima di tensione che regna in via dell’Umiltà, dove sarebbero iniziate lotte intestine, con veti incrociati tra potenziali aspiranti ad avere un ruolo nell’esecutivo.
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