mercoledì 28 luglio 2010
Il Cavaliere commenta l’operazione di Rosarno e rivendica: «La lotta alla mafia nostra stella polare». Si parla di un ufficio di presidenza del Pdl, venerdì Fini scrive a Mantovano: «Stima immutata». «Approvata la manovra regolo i conti con Fini» E intanto difende Caliendo: deve andare avanti.
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La pazienza di Silvio Berlusconi è ai limiti. La scelta del silenzio nasconde solo la ricerca di una exit strategy non ancora trovata per sottrarsi alla morsa mediatica di Gianfranco Fini. Il quale ruba la scena, e intanto si mette di traverso su temi decisivi, dalle intercettazioni al federalismo. Il premier continua a ripetere che deve uscire dal partito e deve anche dimettersi da presidente della Camera. Sono ore complicate. I dubbi del premier toccano anche la struttura del Pdl: pensa a un robusto svecchiamento dell’organigramma. E anche a un nuovo partito. Non a caso, ormai, parla solo attraverso la Rete e si appoggia ai Promotori della Brambilla.Ora però c’è Fini. Berlusconi vuole regolare i conti. Lo ripete ai collaborati più stretti. Si sfoga anche con Giulio Tremonti in un "faccia a faccia" a Montecitorio. Il ministro lo invita alla calma: c’è la Manovra, c’è il voto di fiducia di domani... Berlusconi capisce e decide di rinviare di qualche ora lo show down. «Aspetto il sì alla Finanziaria, ma poi vedrete i fuochi d’artificio», ripete anche a chi lo invita a sfruttare la pausa estiva per far calare la tensione. Si parla di un ufficio di presidenza da convocare in tempi brevi, forse già venerdì. Nel frattempo l’ordine di scuderia – dei colonnelli berlusconiani, finiani, e ancor più di Alemanno – è uno solo: disinnescare la... Granata che ha tolto margini di manovra ai mediatori che lavoravano al Grande Incontro fra i co-fondatori.Ieri Berlusconi, tenendo fede alla linea di ignorare Fini, ha tenuto il punto. All’indomani delle richiesta del presidente della Camera di cacciare gli indagati, in un incontro con Giacomo Caliendo (il sottosegretario alla Giustizia indagato per associazione segreta, accusato di pressioni sui magistrati per il Lodo Alfano) «gli ha espresso la più ampia solidarietà e, rinnovandogli piena fiducia, l’ha invitato a continuare con l’impegno fin qui profuso», recita l’inequivocabile comunicato di palazzo Chigi. Nel pomeriggio, poi, va in Rete la «soddisfazione» del premier per l’operazione contro la cosca di Rosarno, un’occasione per rivendicare con puntiglio la «validità e l’efficacia delle norme varate contro il crimine organizzato». E per ribadire come «i grandi risultati, senza precedenti nella storia d’Italia, dimostrino che la legalità e la sicurezza sono la nostra stella polare». Poi l’impegno solenne: «Nei prossimi tre anni continueremo a operare con decisione per liberare la Calabria e l’Italia da tutte le organizzazioni criminali». Una chiara risposta alle polemiche di Fini sulla legalità e alle accuse di Fabio Granata di non aver fatto abbastanza contro la mafia.Ma sul versante finiano, ieri, i mediatori si sono rimessi al lavoro. Fini aveva promesso ai moderati Moffa, Augello e Viespoli un’iniziativa di riconciliazione con Alfredo Mantovano, attaccato da Granata per la protezione tolta a Gaspare Spatuzza. E ieri sera una telefonata di Fini al sottosegretario all’Interno preannunciava un’insolita lettera («Caro Alfredo, come si dice scripta manent...») in cui gli conferma «immutata stima e considerazione», ricordando l’«impegno profondo» nella lotta alla criminalità e in difesa della legalità. Un bel gesto, ma per la tregua nel Pdl ci vuole ben altro.
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