mercoledì 14 luglio 2010
L’inchiesta sugli appalti in Sardegna fa schizzare ai massimi livelli la tensione con Fini: «Irresponsabile chi gioca per sé». Ma sulla presunta «P3» dice: «È un polverone attorno a quattro sfigati pensionati».
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Il gioco si fa più duro di ora in ora e Silvio Berlusconi è pronto a giocare. Tra il premier e la minoranza del Pdl legata al presidente della Camera è un braccio di ferro che fa presagire una rottura sempre più imminente. Di fronte all’ipotesi ventilata da Italo Bocchino del voto favorevole dei finiani alla mozione di sfiducia a Cosentino, annunciata dalle opposizioni, il capo del governo si sfoga in privato e ragiona: nessun esponente del Pdl deve votarla, pena l’espulsione dal partito. Una affermazione smentita in pubblico, ma sulla quale il Cavaliere riflette da giorni. L’idea di un giudizio senza appelli contro il suo sottosegretario lo imbestialisce, e Berlusconi è deciso a difendere, fino a prova contraria, i suoi uomini, Verdini compreso. Il premier è categorico e determinato, anche se continua a minimizzare le crepe, nella speranza di una ricomposizione: «È un polverone, sono sereno e tranquillissimo», commenta. «Non state a leggere i titoli dei giornali. Stamattina hanno parlato di P3...» ma sono «quattro sfigati pensionati», che «si mettono insieme per cambiare l’Italia. Ma se non ci riesco io...».Ma non meno preoccupato è Gianfranco Fini, che teme gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria sull’eolico e per tutto il giorno spera in un epilogo meno traumatico (un po’ come nel caso di Brancher), con le dimissioni dell’interessato. Così come Fini gradirebbe un intervento deciso del presidente del Consiglio sulla legalità.Ma quella che assume Berlusconi è una posizione esattamente contraria a quanto auspicato dal presidente della Camera. Il premier, infatti, entra fragorosamente nella polemica, mentre, fa notare più volte ai suoi, le indagini sono in corso. Ma, dice, «c’è un clima giacobino e giustizialista». Quello che più detesta il capo del governo. «Ancora una volta metterò tutto il mio impegno personale, assieme a quello dell’esecutivo e della coalizione da me guidati e legittimati costantemente dal sostegno dei cittadini, per impedire ritorni a un passato che gli italiani non vogliono più». E in questo clima il premier vede anche «una vecchia politica politicante» che gioca in maniera irresponsabile una partita personale a svantaggio dell’interesse di tutti».La resa dei conti con Fini è alle porte. Anche se in serata il premier fa smentire la frase che gli viene attribuita sulla volontà di mettere fuori dal partito che si schiererà contro in Parlamento. «Non leggo più i giornali», fa sapere più tardi. Di fatto, però, la convinzione di Berlusconi e dei suoi è esattamente questa, e cioè che sono i finiani stessi a mettersi fuori.Il presidente della Camera, invece, non intende affatto sostenere la linea berlusconiana della difesa dei vertici pdl sotto inchiesta. Si tratta dell’ennesimo capitolo che fa crollare i consensi della maggioranza e Fini lo sa. Tanto più che ci si attendono nuove svolte nella complicata vicenda giudiziaria. E questo, secondo il Fini-pensiero, diventa l’ennesimo motivo per prendere decisamente le distanze. Che non significa mettersi fuori dal partito, secondo il co-fondatore del Pdl, ancora nella giornata di ieri pronto a dire la sua da protagonista anche sulle quote latte, in polemica con la Lega.
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