martedì 30 giugno 2020
L'audio del magistrato Franco, relatore in Cassazione nella sentenza Mediaset-diritti tv, getta ombre sulle modalità con cui il Cav fu condannato nel 2013 e per questo decaduto dal Senato
«Berlusconi condannato ingiustamente». Ora Forza Italia chiede chiarezza

Fotogramma/Paolo Rizzo

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«Berlusconi condannato ingiustamente». Bastano queste tre parole a riaccendere la questione che il presidente di Forza Italia ripete ormai da anni, ovvero di essere vittima di una persecuzione giudiziaria. A pronunciare quelle tre parole, infatti, in un audio inedito diffuso ieri da alcuni quotidiani e ripreso in serata in una trasmissione tv Amedeo Franco, relatore di Cassazione, scomparso lo scorso anno, che sostiene come nel caso Mediaset-diritti tv la sentenza di condanna di Berlusconi da parte della suprema Corte del 2013 (che portò nel novembre successivo Berlusconi ad essere dichiarato decaduto da senatore) fu decisa a priori e probabilmente teleguidata. Ed ora i legali del Cav si sono già rivolti alla Corte di Strasburgo.

Una notizia che ricompatta tutta Forza Italia intorno alla figura del presidente per chiedere chiarezza, anche con una conferenza stampa a Palazzo Madama. Il primo a volerci vedere chiaro è proprio il vicepresidente del partito Antonio Tajani , che ipotizza anche una commissione d'inchiesta, perché il senatore Berlusconi è stato nel 2013 di conseguenza «illegittimamente esplulso» dal Senato. «Si parla di un plotone d’esecuzione, di sentenze pilotate dall’alto ai danni di Berlusconi- sottolinea - C’è un’altra sentenza che smonta quella della Cassazione. E’ necessario fare chiarezza, sia per Berlusconi che è stato anche estromesso dal Senato, sia per Forza Italia che ha perso consensi dopo queste vicende, sia per tutti gli italiani che meritano democrazia e sentenze giuste. Berlusconi è stato votato dagli elettori, fu un colpo di Stato giudiziario». Anche la capogruppo azzurra alla Camera Mariastella Gelmini parla di «un’ingiustizia» commessa nell’agosto 2013, perché «quella contro Berlusconi non fu una sentenza ma una esecuzione politica, molto probabilmente pilotata da chi voleva estromettere il leader di Forza Italia dalla vita italiana». Si affida invece ai social Anna Maria Bernini, capogruppo Fi al Senato: «Finalmente la verità! In Italia c’è stato un sistematico uso politico della giustizia per eliminare il leader del centrodestra Berlusconi e piegare la democrazia. Riformare la giustizia diventi priorità nazionale». Poi durante la conferenza stampa, lancia l'idea di nominarlo senatore a vita. Nel corso della seduta d'Aula di Montecitorio, oggi, il gruppo di Forza Italia ha esposto uno striscione per chiedere giustizia per Berlusconi.

Anche la collega di schieramento, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni considera le novità emerse in queste ore sul caso Mediaset-diritti tv «l’ennesima prova che in Italia esiste un pezzo di magistratura che fa politica e attacca avversari politici, invece di cercare la giustizia e dare risposte ai cittadini. Fa rabbrividire l’idea che la legge non sia uguale per tutti e che ci siano giudici che utilizzino il loro potere per colpire qualcuno». Stupore anche dall’altro partito di centrodestra, la Lega, con il segretario Matteo Salvini che sottolinea come «dopo le intercettazioni di Palamara contro il sottoscritto, spunta un altro audio di un magistrato che ammette l’uso politico della giustizia: solidarietà a Silvio Berlusconi per il processo farsa di cui è stato vittima. È l’ennesimo episodio che ci ricorda la necessità di una riforma profonda».

Persino quello che si autodefinisce suo avversario politico, il leader di Italia Viva Matteo Renzi, auspica venga presto fatta chiarezza sulla vicenda. «Un magistrato della Cassazione che ha firmato quella sentenza espone dubbi molto forti sulla fondatezza giuridica di quella decisione – dice - Non so dove sia la verità ma so che un Paese serio su una vicenda del genere, legata a un ex presidente del Consiglio, non può far finta di nulla».

Nella vicenda è anche intervenuto Franco Coppi, uno dei legali di Silvio Berlusconi, sostenendo che è «sempre stato sorpreso da quella sentenza. Una decisione che andava contro la giurisprudenza». Ma a metà pomeriggio a replicare è proprio Ferdinanzo Esposito, chiamato in causa proprio da Amedeo Franco, definendo «gravissime e diffamatorie insinuazioni», smentendo così le notizie di stampa considerate «gravemente diffamatorie sul suo conto» e annuncia di adire le vie legali.

La vicenda

Il caso Mediaset-diritti tv inizia nel giugno 2001 con le perquisizioni della Guardia di Finanza nella sede dell’azienda a Cologno Monzese. Nel luglio 2006 il gup rinvia a giudizio per frode fiscale Berlusconi e undici persone. Il processo di primo grado si chiude nell’ottobre 2012 con la condanna a 4 anni per il Cav. Il primo agosto del 2013 il collegio della Cassazione presieduto da Antonio Esposito conferma la condanna a quattro anni. A novembre Berlusconi viene dichiarato decaduto dal Senato, a marzo 2014 la conferma dell’interdizione dai pubblici uffici per due anni. Ieri a rimettere tutto in discussione la pubblicazione da parte de Il Riformista, poi ripreso da Quarta Repubblica dell’audio del relatore in Cassazione Amedeo Franco che parlò di «plotone di esecuzione» nei confronti di Berlusconi, aggiungendo anche che «Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà ... A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia». L’impressione del magistrato era che «questa vicenda sia stata guidata dall’alto» e Franco lo sostiene in un incontro, dopo la sentenza di condanna, con Berlusconi e alcuni testimoni, uno dei quali registrerà la conversazione.

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