sabato 18 settembre 2010
«Se altri voteranno fiducia, sarà per libera scelta». Il premier: «Falso che facciamo compravendita, non c’è nessun mercato. Quelli dell’Mpa sono stati eletti con noi, così quelli di Noi Sud. È sbagliato pensare che io voglia comprare altrove».
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Si fa sempre più in salita, per il premier Silvio Berlusconi, la strada per arrivare a formare in Parlamento una maggioranza numerica tale da poter fare, sulla carta, a meno dei finiani. Anche tra coloro che si sono detti disponibili a votare la fiducia al governo (tra cui il governatore siciliano Lombardo), escludono un appoggio incondizionato.E, trattandosi prevalentemente di deputati meridionali, c’è il rischio concreto di far saltare la mosca al naso di Bossi, che da giorni morde il freno per andare alle elezioni anticipate. Brutte notizie anche dai deputati siciliani ribelli dell’Udc, che pur contestando la linea del segretario, affermano di voler rimanere nel gruppo, attenendosi alle indicazioni del partito sulla fiducia. Tutto questo, insomma, consiglia a Berlusconi e ai suoi una certa prudenza e un certo tatto. Specialmente nei riguardi dell’Udc, sulla quale il premier conta per l’approvazione eventuale del Lodo Alfano costituzionalizzato. E, forse, per qualcosa in più. Così ieri, in Consiglio dei ministri, il Cavaliere ha ufficialmente messo la parola fine alla campagna acquisti. Negando, anzi, che questa fosse mai iniziata. Il tentativo di sfilargli qualche deputato ha fatto irritare molto il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Che ha posto come precondizione al dialogo proprio la fine della campagna acquisti.Berlusconi ieri ha spiegato: «Non è vero che facciamo compravendita, non c’è nessun mercato. Nessuna campagna acquisti», ha detto il premier ai suoi ministri. Argomentando: «Quelli dell’Mpa sono stati eletti con noi, così quelli di Noi Sud. È sbagliato pensare che io voglia comprare in altri partiti». Diverso, però, sarebbe il caso di singoli parlamentari o interi gruppi che al momento della fiducia decidessero di appoggiare il governo: «Se ci sono esponenti di altri partiti, tipo quelli dell’Udc, che vogliono sostenere l’esecutivo, lo faranno per scelta libera. Niente di diverso, niente di più».Sandro Bondi ha successivamente esplicitato l’invito ai centristi: «Ci sarebbero oggi le condizioni politiche per una ricomposizione dell’area moderata del Paese, considerando che esiste un area politica di centro, rappresentata dall’Udc, autonoma ma non ostile ad un confronto sui contenuti». Ma il Pdl non può nemmeno trascurare il dialogo con i finiani. Così Fabrizio Cicchitto rivolge loro un appello a tornare nella casa madre; altrimenti, afferma il capogruppo del Pdl alla Camera, dovrebbero rompere gli indugi e formare un nuovo partito. Italo Bocchino replica a stretto giro di posta: «Cicchitto dimentica che esiste un editto che dichiara Fini incompatibile con il Pdl». Dunque, «siamo tutti incompatibili e le conseguenze verranno tratte a tempo debito».
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