mercoledì 11 settembre 2013
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Non è che Berlusconi, dall’oggi al domani, abbia cominciato a credere nella possibilità che il Pd ammetta le questioni pregiudiziali sulla sua decadenza. Anzi, è più che mai consapevole di un finale già scritto: «Ancora pochi giorni e sarò un apolide senza patria e senza diritti», scherza amaro rispondendo alla telefonata di un senatore. Tuttavia, il Cavaliere è costretto ad accettare la mediazione strappata dalle colombe del suo partito: «Silvio, cogliamo questa finestra di opportunità, non agiamo finché il Pd non farà un passo falso, le pressioni per evitare la crisi sono fortissime», gli spiegano i ministri dopo il vertice con Enrico Letta.Sono tutti argomenti arcinoti ad Arcore. E infatti Berlusconi, quando stacca il filo rosso con Roma, non esulta più di tanto: «Hanno solo rinviato il plotone di esecuzione...». E allora, perché accettare di rimandare di qualche giorno la resa dei conti? I motivi sono tanti, ma uno si staglia su tutti: ieri Marina, sostenuta dagli altri suoi figli, dal legale Coppi e dai massimi dirigenti delle sue aziende, ha messo davanti agli occhi di Berlusconi tutti i nodi di una crisi al buio, in primis le conseguenze per Mediaset e il rischio di un’ulteriore e più pesante ricaduta giudiziaria.La strada indicata dalla famiglia porta prima alle dimissioni, poi all’istanza per i servizi sociali e infine alla richiesta di grazia al Colle, visto come gesto simbolico - perché non annullerebbe le pene accessorie - in grado di chiudere senza feriti questa lunga e drammatica fase politica. «Ma come faccio a fidarmi? Finora ho visto solo alzarsi muri...», è il dubbio del Cavaliere. Perciò ieri, in parallelo all’azione dei ministri, sono ripresi anche i contatti tra Gianni Letta e il Quirinale. È vero che il gesto di clemenza deve arrivare dietro richiesta dell’interessato e solo quando il condannato inizia ad espiare la pena. Ma è anche vero, ragionano i colonnelli del Pdl, che il Colle ha altre strade, informali e discrete, per inviare rassicurazioni al leader del centrodestra.Il più concreto segnale di distensione che ieri l’ex premier ha inviato è la cancellazione della riunione dei gruppi parlamentari. L’incontro era stato fissato per le 13 di oggi, ma il Cav ha fatto saltare tutto e ha annullato la trasferta romana. Ciò vuol dire, in concreto, che oggi non ci saranno dichiarazioni ufficiali di guerra contro il governo. Non poco, visto il clima di lunedì. Basterà? Nessuno può dirlo. La scena potrebbe mutare di nuovo in poche ore. Basta una parola sbagliata o una frase infelice da una parte o dall’altra e anche i propositi di pace di Marina potrebbero andare in fumo, spostando ancora l’asse del padre verso la battaglia del voto. «Basterebbe poco – confessa un ministro azzurro a tarda sera –, noi sappiamo che dal Pd non arriverà nulla, ma basterebbe un filo di rispetto, stoppare la corsa alla fucilazione... E Silvio potrebbe sorprendere tutti». Evitando in extremis, con le dimissioni, quel voto in Giunta che abbatterebbe l’esecutivo.
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