mercoledì 14 ottobre 2020
Allerta per i trasporti pubblici sovraffollati e gli assembramenti alle fermate. In Italia Roma, Napoli, Torino più colpite che altre città più piccole. E anche in Europa capitali in affanno
Bus sovraffollati a Milano

Bus sovraffollati a Milano - Ansa

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Adesso è soprattutto nelle metropoli che si sposta l’allerta pandemia perché il virus corre sui mezzi pubblici affollati (nonostante il limite di capienza dell’80%), sui vagoni dei treni, tra i passeggeri che si assembrano alle fermate e sulle banchine dei metrò. E il conto di chi finisce in ospedale per Covid, nei reparti ordinari o nelle terapie intensive, in rapporto all’aumento dei casi di positività, mostra come in questo momento l’epidemia colpisca più duramente Milano, Roma, Napoli, Torino che il resto degli agglomerati urbani.

È una sfida globale, che in Europa interessa e coinvolge anche Parigi, Londra, Madrid e Berlino, dove lo scenario, però, è peggiore. E poi, se prima erano gli anziani ad ammalarsi e a morire di più con le stragi nelle Rsa, ora sono i giovani a pagare salato il mancato rispetto delle regole di sicurezza nelle nottate del divertimento, aumentando la schiera dei positivi che si registrano ogni giorno.

I più esposti sembrano essere, però, dopo i provvedimenti restrittivi del nuovo Dpcm che hanno escluso le scuole, gli studenti e i loro genitori. Perché la famiglia si dimostra un altro luogo a forte rischio cluster, più di quanto non lo sia stata nella fase acuta dell’epidemia. Nella seconda ondata, ormai alle porte anche in Italia, il coronavirus sembra aver spostato la sua capacità aggressiva in campi più aperti: non si accanisce con maggiore frequenza tra gli abitanti dei piccoli centri, come era avvenuto a febbraio, mettendo in ginocchio in prima battuta Codogno, il Lodigiano e il piccolo borgo veneto di Vo’ Euganeo, prime zone rosse d’Italia. O ancora, Bergamo e la Val Seriana.

In queste ultime settimane si espande dove c’è più gente. E non basta indossare la mascherina, evidentemente, quando il contatto tra le persone in spazi ristretti è troppo ravvicinato. E che le metropoli, osservate speciali, siano nell’occhio del ciclone epidemico, si vede anche dai dati sui contagi, in crescita ovunque: a Roma ieri i nuovi casi sono stati 201, cioè più di un terzo di quelli rilevati nel Lazio (579); a Milano se ne sono contati 236 sui 440 della provincia e gli oltre mille della regione; a Napoli si registra un’impennata record: 731 negli ultimi tre giorni.

Il nodo del trasporto pubblico sotto pressione, e quindi a maggior rischio contagi, è dunque al centro dell’attenzione di tecnici e politici. Un’idea per svuotare autobus e metro è quella della didattica a distanza nelle scuole superiori. La propongono i governatori delle Regioni, in prima linea quelli di Veneto, Luca Zaia, e Liguria, Giovanni Toti. Ma s’è innescato un braccio di ferro con il governo perché la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, confortata dai dati contenuti sui contagi tra le mura scolastiche, si dice fermamente contraria. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, invece, ha chiesto al governo di scaglionare gli ingressi e le uscite dalle scuole «perché se tutti gli studenti e i pendolari salgono sull’autobus alla stessa ora è chiaro che il trasporto pubblico si intasa».

Ma esiste il problema della disponibilità dei parchi mezzi: nelle grandi città bus, tram e convogli della metrò che viaggiano già a pieno regime potrebbero non essere sufficienti a coprire il servizio nell’arco della giornata e inoltre, se si dovessere ancora ridurre la capienza fino al 50% (è un’ipotesi in discussione) rischierebbero di rimanere a piedi ogni giorno 275 mila utenti, tra chi si sposta per studio o per lavoro (è una ricerca di Asstra, l’associazione che riunisce le società di trasporti locali). Stamattina, comunque, la ministra dei Trasporti Paola Demicheli si incontra con i rappresentanti degli Enti Locali e delle Regioni per valutare le possibili misure di contenimento dei contagi da adottare sui mezzi pubblici.

Per esaminare l’andamento della curva epidemica in Lombardia ieri i sindaci degli undici capoluoghi hanno parlato con il presidente della Regione, Attilio Fontana. «Il governatore ci ha confermato che, dal punto di vista della gestione degli ospedali, nelle terapie intensive e nei reparti Covid, tutto è sotto controllo – ha dichiarato il sindaco di Milano Beppe Sala –, ma ci ha fatto vedere dei tassi di crescita di alcune province tra cui Milano, assai significativi. Ci è stato inoltre detto che quando si dà una stretta, poi ci vogliono una quindicina di giorni per vedere i risultati. Stiamo a vedere se la stretta è sufficiente – ha aggiunto – io credo che siano state fatte le cose giuste».

QUI LONDRA: SI VA VERSO IL "GRANDE RISCHIO"

Con 78 casi ogni 100mila abitanti, nella capitale britannica, Londra, vige un’allerta «media»: chiusura di pub e ristoranti alle 22 e incontri autorizzati al massimo tra sei persone. I contagi però crescono del 56% a settimana. Il sindaco Sadiq Khan ritiene «inevitabile» che la città venga inserita nella categoria ad «alto rischio» e quindi parzialmente chiusa evitando però un grande lockdown nazionale. (A.Nap.)

QUI BERLINO: VIETATI GLI ASSEMBRAMENTI

A Berlino tutti i quartieri hanno superato il limite di guardia di 50 contagi giornalieri per 7 giorni consecutivi su 100.000 abitanti. La situazione peggiore è a Neukölln con 142,3 contagi giornalieri. Dall’inizio della pandemia nella capitale i contagi sono 18.327 (706 ieri), 234 i morti. Tra le 23 e le 6 sono vietati raduni con più di 5 persone, mascherina obbligatoria negli uffici e centri commerciali. Oggi possibili nuove misure restrittive. (V.S.)

QUI PARIGI: BISTROT ANCORA CHIUSI

Dopo le mascherine imposte a tutti in strada e i bar ancora del tutto chiusi da inizio mese (se non offrono servizi di ristorazione), a Parigi si attende un eventuale coprifuoco notturno che potrebbe essere annunciato stasera in tv da Macron. Entro il 24 ottobre, i pazienti Covid potrebbero occupare l’80% dei letti in terapia intensiva, dice il consorzio ospedalie-ro della capitale, dove il tasso di test positivi è del 17%. (D.Z.)

QUI MADRID: E' RITORNATA L'EPICENTRO

Con 267mila contagi e 9.786 morti, Madrid, già a marzo fra le capitali più colpite dal Covid-19, è tornata epicentro della seconda ondata. Per imporre un lockdown parziale, il governo centrale (nonostante l’opposizione, anche legale, della governatrice) ha dichiarato lo stato di allarme nella capitale e in 8 Comuni della regione, con restrizioni alla mobilità, bar e ristoranti chiusi alle 23 e il limite di 6 persone per le riunioni. (P.D.V.)

QUI BRUXELLES: MASCHERINE OBBLIGATORIE

La capitale dell’Europa fa i conti con la crescita esponenziale del contagio in Belgio. A Bruxelles è obbligatorio l’uso della mascherina al chiuso, nei trasporti, nelle vie ad alta frequentazione e ovunque non sia possibile garantire la distanza. Dall’8 ottobre chiusi bar e caffè, sale da festa. Pubblico vietato nei club sportivi, il consumo di alcol in strada e l’accoglienza in casa più di tre ospiti estranei. (G.M.D.R.)

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