martedì 7 agosto 2012
​Le parole del premier Mario Monti allo «Spiegel» sul rapporto tra governi e Parlamento aprono un caso.
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L'intervista rilasciata da Mario Monti a Der Spiegel ha suscitato in Germania un autentico vespaio. A colpire, però, non è la frase che invece hanno messo in risalto i giornali italiani, quella sulla crescita di sentimenti anti-tedeschi in Italia, bensì un’altra. «Ogni governo ha il dovere di educare il Parlamento», perché altrimenti salta quel minimo di margine di manovra indispensabile per fare andare avanti l’Europa. Apriti cielo. Dal nord delle Alpi sono volate parole durissime. Il più virulento è stato Alexander Dobrindt, numero due della Csu (i cristianosociali alleati del cancelliere Angela Merkel), che su Welt online non ha esitato di parlare di «aggressione alla democrazia. Evidentemente – ha aggiunto – il signor Monti ha bisogno della chiara affermazione che noi tedeschi non saremo disposti ad annullare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani».Dobrindt è noto per le sue intemperanze, ma critiche a Monti sono giunte anche da voci solitamente ben più moderate. Ad esempio quella del presidente del Bundestag, Norbert Lammert. «Un accompagnamento e una decisione democratica da parte del Parlamento – ha avvertito – è un requisito essenziale perché i cittadini possano accettare le decisioni» prese a livello Ue. «L’adesione al salvataggio dell’euro viene rafforzata, non indebolita dai Parlamenti», ha detto anche il vicecapogruppo Spd al Bundestag, Joachim Poss. Stesso messaggio anche da parte dei capigruppo di Cdu/Csu e Fdp (liberali), Volker Kauder e Rainer Brüderle. Il cancelliere Merkel non si è espressa personalmente, per lei ha però parlato il portavoce Georg Streiter. «Il governo federale – ha dichiarato – ritiene che noi in Germania siamo sempre andati bene con una giusta misura di sostegno e di partecipazione del Parlamento. Inoltre anche di recente abbiamo ricevuto indicazioni dalla Corte Costituzionale che il Parlamento deve essere più coinvolto, non meno». Da registrare anche la voce del ministro degli Esteri, Guido Westerwelle. «Abbiamo bisogno di un rafforzamento, non di un indebolimento della legittimazione democratica in Europa», ha avvertito.La vicenda è stata seguita con una certa preoccupazione anche a Bruxelles. Fonti comunitarie definiscono «non proprio opportune» le parole di Monti, tenuto conto – come si è visto dal commento di Streiter – che più volte la Corte Costituzionale tedesca è intervenuta a sancire e difendere i diritti del Bundestag. La stessa Corte, oltretutto, il 12 settembre dovrà pronunciare il cruciale verdetto sul nuovo meccanismo salva-Stati Esm. Commenti, naturalmente, dietro le quinte, anche se Olivier Bailly, uno dei portavoce della Commissione Europea, ha fatto trapelare anche ufficialmente il disagio Ue. Le procedure nazionali per approvare le decisioni prese a livello Ue, ha ricordato che «in alcuni Paesi prevedono che i provvedimenti siano approvati dai Parlamenti nazionali. E noi rispettiamo pienamente le competenze dei Parlamenti nazionali».Sullo sfondo, però, una preoccupazione più generale ben espressa da Westerwelle, chiaramente inquieto per le esternazioni sempre più drastiche della Csu, non solo quella di Dobrindt ma anche quella, domenica scorsa, del leader Markus Söder, che al tabloid Bild aveva pronosticato una uscita della Grecia dall’euro entro l’anno. «Il tono del dibattito – ha avvertito il ministro – è molto pericoloso. Dobbiamo stare attenti a non distruggere l’Europa con le nostre parole».
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