domenica 11 aprile 2021
La mozione per l’istituzione di un Forum cittadino per la gestione degli immobili sottratti alle mafie è stata affossata dalla maggioranza a 5 stelle. La protesta di Libera: «Decisione scandalosa»
Beni confiscati, così Roma dice no alle associazioni

Siciliani

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Il 16 marzo scorso 'Libera Roma' aveva organizzato un sit-in in piazza del Campidoglio per la mancata istituzione del Forum cittadino sui beni confiscati alle mafie. Un tavolo di confronto permanente con la rete dei presidi antimafia attivi sul territorio, pensato per favorire una programmazione comune dei progetti di gestione dei patrimoni sequestrati. Previsto da un regolamento approvato in Consiglio comunale nel giugno del 2018, il Forum non ha mai visto la luce e giovedì la maggioranza a 5 stelle della sindaca Virginia Raggi ha nuovamente affossato il progetto.

La protesta dell’associazione contro le mafie Libera, a cui si era unito anche il suo fondatore don Luigi Ciotti e alcuni consiglieri del Pd, aveva prodotto una mozione approdata in Consiglio tre giorni fa. Il Movimento 5 stelle si è però astenuto e, nel caso delle consigliere Guadagno e Paciocco, si è espresso addirittura con un voto contrario. «È vergo- gnoso, scandaloso e ottuso alla stesso tempo – denuncia Giuseppe De Marzo, dirigente nazionale di Libera –. Evidentemente le istituzioni cittadine di Roma non ritengono una priorità la lotta contro le mafie né la partecipazione dei cittadini e del Terzo settore nello sforzo per il contrasto alla criminalità organizzata». Il regolamento prevedeva l’istituzione del Forum entro sei mesi dall’approvazione. Ma a tre anni di distanza il coinvolgimento delle reti sociali nelle procedure di assegnazione e nello sviluppo dei progetti relativi resta un miraggio. Eppure sarebbe l’unico sistema per garantire una gestione inclusiva e competente degli oltre 600 beni confiscati nella Capitale.


Un patrimonio a disposizione per il bene pubblico

642
I beni confiscati alla criminalità organizzata a Roma e in attesa di essere assegnati a fini sociali

288
Gli immobili di Roma, tra cui 80 appartamenti e 12 ville, confiscati alle mafie e già destinati

312
Le aziende laziali da assegnare a pubblica utilità; 129 quelle già destinate grazie alla legge 109/96

Un ritardo inspiegabile che per di più sottintende un messaggio pericoloso: «Se davvero vogliamo dare uno schiaffo alla mafia, dobbiamo trasformare quei beni in un simbolo dello Stato, della corresponsabilità dei cittadini per la cosa pubblica e dell’impegno comune contro le mafie – continua De Marzo –. Solo in questo modo si rafforza la memoria collettiva cittadina. Bloccare questi processi negando il coinvolgimento dei cittadini è invece un segnale pericoloso, un gesto che manifesta il disinteresse delle istituzioni e scoraggia la comunità. Quando la politica è debole le mafie sono forti, come ripete spesso don Ciotti. Non concedere uno spazio collettivo, significa non riconoscere neanche il nostro lavoro».

Una decisione che oltretutto arriva in un momento di profonda crisi sociale per Roma ed è ampiamente dimostrato dai numeri come la pandemia da Covid-19 stia rafforzando la presenza delle mafie nel tessuto sociale ed economico del Paese. «La miopia del Consiglio comunale è ancor più grave se si pensa che questa giunta sul tema delle disuguaglianze, del diritto all’abitare e dei servizi agli ultimi ha delle grandi responsabilità – accusa l’esponente di Libera –. Perché non è stata capace di rispondere a un aumento della povertà senza precedenti nella storia di Roma, né di aiutare le periferie e i settori in cui l’emergenza sanitaria ha colpito più duramente». In vista dei fondi in arrivo dall’Ue c’è infine un’ulteriore considerazione da aggiungere. L’articolo tre del codice del partenariato europeo per l’utilizzo delle risorse dell’Unione prevede che, nell’ambito di progetti per l’equità sociale, le istituzioni debbano coinvolgere e cooperare con le realtà sociali che se ne occupano. Ma anche su questo, prosegue il dirigente di Libera, «Raggi ci ha tenuto fuori dalla discussione. Allo stato attuale non abbiamo voce in capitolo né la minima idea di come saranno spesi i soldi che arriveranno con il Recovery plan».

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