domenica 15 maggio 2016
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Sarà per il contesto (sta uscendo dallo stadio di Torino dove ha celebrato il quinto scudetto di fila la 'sua' Juventus), fatto sta che la 'prima pietra' indicata da Francesco Boccia per impostare finalmente una politica a favore delle famiglie è lo stop alle «tifoserie contrapposte che per troppi anni hanno penalizzato i nuclei italiani, con la propaganda che presentava eventuali misure a loro favore esclusivamente come pro-cattolici: una colossale sciocchezza ». E il presidente della commissione Bilancio della Camera, deputato del Partito democratico, vede nel taglio delle tasse annunciato dal premier Renzi da qui al 2018 la «grande occasione per cominciare a impostare un Fisco a misura di figli». Perché non si riesce a trovare una convergenza sul tema di un sistema fiscale che aiuti a 'combattere' la denatalità? Come politica ci portiamo dietro, sul punto, un colpevolissimo 'girar la testa'. Col risultato che le famiglie hanno spostato più in là l’età della procreazione e che la donna non è stata sostenuta a sufficienza nel nuovo apporto che dà alla società. Nella politica non c’è sufficiente consapevolezza al riguardo? C’è, però ogni volta questo capitolo ha scontato il fatto di essere stato usato come terreno di scontro dentro le maggioranze di turno. Investire nelle famiglie è invece segno di modernità. Bisogna far passare il principio che il loro rafforzamento è un investimento straordinario per lo Stato, è anche un’opportunità economica. Perché la famiglia è il luogo in cui è più facile creare protezione e, quindi, anche ridurre i rischi sociali per il futuro. Vuole dire che, paradossalmente, la famiglia è stata un tema divisivo? Proprio così. Sbagliando, ovviamente. Invece è l’unico punto di riferimento contemporaneo, assieme alla scuola, sottoposto a una società molto più frammentata e all’impatto delle migliaia di 'sollecitazioni' e pressioni che arrivano dalle nuove tecnologie. Questo sul piano 'filosofico'. Ma in concreto? Servono asili-nido obbligatori, e non facoltativi. Serve un aiuto economico alle famiglie, che arrivi fino all’esenzione fiscale totale, per quelle entro 4050mila euro di reddito e dai 3 figli in su, fino a quando compiono la maggiore età. Poi più assistenza sui servizi sanitari e la partecipazione garantita ai viaggi d’istruzione per quegli studenti che oggi sono costretti a non farle perché non hanno possibilità finanziarie. Il sostegno inizia con il latte e i pannolini, ma deve essere completo fino alle borse di studio per andare all’università. È così che accompagni le nuove generazioni verso una società più equa e inclusiva. Un bel 'libro dei sogni'. Ma in pratica? Il fatto è che da questa situazione non ne usciamo con misure spot. Negli ultimi 2-3 anni, a dire il vero, qualcosa è stato fatto, oggi a esempio una giovane mamma ha dei voucher fino ai 6 mesi. Ma siamo in presenza di una serie di sostegni che sono 'figli' di iniziative parlamentari episodiche, tutte sganciate fra loro. Manca il quadro d’insieme. Servirebbe, insomma, una sorta di testo unico delle famiglie. Renzi ha promesso una seria riduzione della pressione fiscale sull’Irpef e l’Ires. Bene, la si faccia ma tenendo presente che questa operazione accresce il suo senso se lo si fa a partire dalle famiglie numerose. La parola d’ordine deve essere una: bambini. Può aiutare il Bes, l’indicatore del benessere equo e sostenibile, appena entrato nel ddl di riforma del bilancio dello Stato depositato alla Camera? Sì, molto. Il nuovo Bilancio sarà un’altra cosa rispetto a quelli messi alle spalle. Non sarà più un suk, non ci saranno più le norme da un lato e il 'librone' coi numeri dall’altro. Ci saranno una serie di cose nuove, tipo l’abolizione delle clausole di salvaguardia e l’8 e il 5 per mille che non potranno più essere saccheggiati per altre spese e arriveranno prima, quasi in tempo reale, pochi mesi dopo la chiusura del Bilancio. L’indicatore di benessere è un lavoro che l’Istat ha fatto da 6 anni a questa parte, condensato in un rapporto annuale suddiviso in dodici sezioni che tutti dovrebbero leggere. Ora tutto ciò, grazie a un lavoro avviato per primo da Giulio Marcon (deputato di Sel, ndr ) e sviluppato per un anno in Parlamento, diventa un allegato al Def (il Documento di economia e finanza, ndr ), in primavera, in cui si parlerà appunto di asili, politiche per i figli, Co2 nell’aria, e tanto altro ancora. Ci sarà poi una risoluzione sull’impatto che il Bilancio annuale ha avuto sul Bes, da votare entro febbraio. Contiamo di partire con la prima votazione già a febbraio del 2017. Questo processo obbligherà tutti a un confronto culturale che, nei presupposti, dovrebbe riuscire a incidere anche sulle politiche economiche. Per me che sono nato il 18 marzo 1968, quando Bob Kennedy avanzò per la prima volta delle riserve su un sistema economico basato unicamente sul Pil, diciamo che è un risultato. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il presidente della Bilancio: per troppi anni le misure a favore dei nuclei erano viste come procattolici, una colossale sciocchezza
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