mercoledì 12 ottobre 2016
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Simone Farina è uno che di “scommesse” si intende. Con il collega Fabio Pisacane (ora al Cagliari) resteranno nella storia del calcio per essere stati i primi, in campo, a denunciare un tentativo di “combine”. Era il dicembre del 2011 quando il nome dell’allora 29enne difensore del Gubbio (club ai tempi in B) salì agli onori della cronaca nazionale e internazionale per aver rifiutato l’aggiustamento del match di Coppa Italia tra la formazione umbra e il Cesena. Per il “disturbo” Farina avrebbe ricevuto in cambio 200mila euro (da spartire con altri due compagni) ma il suo secco e civile «no grazie» all’aggiustatore, Alessandro Zamperini (poi squalificato e tratto in arresto) è stato all’origine dello scoperchiamento del secondo atto di Scommessopoli (“Operazione Last Bet”).

Oggi lei, Farina, è a Salerno per la campagna della Lega di Serie B – di cui è consulente per i progetti di integrity – contro la frode sportiva. Ma non le sembra strano che il mondo del calcio debba continuamente combattere contro l’illegalità? Il calcio è lo sport più importante e seguito del mondo e per questo ha bisogno di anticorpi, di cui peraltro il nostro sistema si sta dotando. E piano piano, questi stanno dando buoni frutti. Come Lega B abbiamo sistemi di controllo e di formazione incrociati da parte di due agenzie internazionali. Da quattro anni andiamo in tutti i club a spiegare ai giocatori (oggi quelli della prima squadra e delle giovanili della Salernitana, ndr ) quali siano i rischi per un’atleta e gli strumenti che i delinquenti adottano per alimentare il “mondo” delle scommesse illegali. E i risultati dicono che nell’annata 2015-2016 non c’è stata nessuna segnalazione relativa a partite sospette.

Lo sponsor Intralot che ha firmato l’accordo con la Figc parla di educazione alla “scommessa responsabile”... Cosa ne pensa?  Che dobbiamo affrontare il problema dal punto di vista culturale. Scommesse responsabili allontanano lo spettro di circuiti illegali che sono poi quelli che alimentano gli illeciti sportivi. D’altra parte è necessario investire in social responsability per riportare nei giusti binari un fenomeno che sta producendo molti disagi nella nostra società.

Siamo l’unico Paese in cui negli ultimi dieci anni abbiamo avuto Calciopoli, Scommessopoli atto I II e III. E qui si parla ancora di scommesse sportive “legalizzate”. Non le pare una grossa anomalia? La mia proposta è: finalizziamo i molti soldi che le agenzie di scommesse legali riversano nello Stato, nei club, oltre che nei media, nella prevenzione, nella formazione e nei controlli. E, ripeto, non sto parlando solo di calcio. In B stiamo martellando su questo tema entrando in tutti gli spogliatoi e abbiamo avuto ottimi risultati. Non si può far finta di nulla e ignorare che l’azzardopatia esista, e in forma massiccia anche nel nostro mondo del pallone. Bisogna combattere in modo sistemico e strutturato il fenomeno: non affrontarlo solo sulla scia dell’onda emotiva e tanto meno lasciarlo alla sola buona volontà di persone illuminate come, fra gli altri, il presidente della Lega B Andrea Abodi, che in questi anni non si è limitato alle parole.

Il calcio italiano però non ha compreso la portata della sua denuncia: nessun club gli ha offerto di rientrare in gioco. Dobbiamo pensare che il sistema è connivente con le “combine”? Io guardo il bicchiere mezzo pieno e mi dico felice dell’esperienza che la Lega B ora, e prima, la Figc, mi hanno dato l’opportunità di fare. Grazie a loro sto vedendo il calcio da un altro punto di vista, incontrando settori giovanili e spiegando loro il valore aggiunto che i principi e l’etica possono portare a una carriera. Un ruolo di grande responsabilità che mi fa dire che il calcio italiano non ha lasciato cadere la mia denuncia.

L’Inghilterra, dove lei vive e opera in qualità di “community coach” del settore giovanile dell’Aston Villa, è un universo così “distante” dal nostro? Ci sono delle differenze, a cominciare dagli stadi. Tutte le infrastrutture sono di primissimo livello e al servizio degli spettatori. Gli stadi sono aperti sette giorni su sette sfruttando ogni singolo momento attraverso progetti, corsi, eventi... Noi in questo con la società di scopo “B Futura”, per la costruzione e riqualificazione degli impianti sportivi, stiamo cercando di colmare il divario con il resto d’Europa. Sul fronte scommesse comunque anche in Inghilterra si sono registrati problemi importanti, tanto che hanno organizzato percorsi di formazione tenuti dalla Football Association a cui fra l’altro prendo parte. Non dimentichiamoci poi dell’ultima inchiesta del Daily Telegraph : lo scandalo della corruzione nel calcio inglese... (vedi dimissioni del ct Sam Allardyce, ndr ).

Quali sono gli insegnamenti di base che trasmette ai giovani dell’Aston Villa? Non è semplice spiegare ai bimbi valori come fair play , integrità e rispetto. Soprattutto perché ci sono molti esempi negativi dentro e fuori dal campo, un atteggiamento che proviene dagli adulti a cui i piccoli tendono a guardare. Diventa importante così il comportamento di ognuno di noi dentro e fuori del campo, gesti semplici come il rispetto nei confronti dell’arbitro, dell’avversario, del pubblico e anche dei compagni e degli allenatori, evitando simulazioni e proteste plateali. Questo vale più di ogni insegnamento o, meglio, è un’ottima base di partenza su cui poi strutturare un’educazione sportiva.

Ci sono i margini per una ripresa del nostro calcio anche dal punto di vista etico? Stiamo operando a vari livelli per raggiungere questi risultati. Prevenzione, controlli e formazione vanno molto bene, pensiamo però anche a escludere dalle scommesse (come aveva suggerito il presidente federale Carlo Tavecchio) il calcio dilettantistico. In quel caso mi aspettavo un maggior sostegno a quella proposta che va nella direzione di una maggior sostenibilità e di una risposta concreta al fenomeno.

Se i suoi figli o i suoi nipoti dovessero scegliere di diventare dei calciatori professionisti da quali pericoli dovrebbero guardarsi? Gli direi di fare calcio perché è uno sport che insegna tanto e se io ho fatto quello che ho fatto, è anche grazie a questo splendido sport che accomuna milioni di persone e parla una lingua universale.

Progetti futuri che vanno nella direzione della sua mission per un “calcio pulito”?  Lavorare sui giovani: i ragazzi prima che calciatori saranno gli uomini di domani. Dare esempi positivi a questi atleti, far capire la valenza sociale del calcio che è fortemente connessa con il proprio territorio in cui si vive; un qualcosa che qui da noi va anche aldilà dell’effetto puramente sportivo. Una responsabilità che si traduce nel trasmettere emozioni non solo alla domenica ma anche durante la settimana e che si concretizza in gesti forti, come quello che stiamo portando avanti per la realizzazione del nuovo stadio di Lampedusa.

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