mercoledì 29 aprile 2015
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Il Parlamento Europeo è decisamente più avanti dei governi chiusi dai propri egoismi nazionali. La vede così il presidente del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento Europeo Gianni Pittella, che ha avuto un ruolo di primo piano nella preparazione della risoluzione congiunta dell’Assemblea Ue sulla questione immigrazione. Presidente, vi siete dimostrati ben più coraggiosi dei leader giovedì scorso. Assolutamente sì. È stata una grande dimostrazione che il Parlamento europeo eletto dai cittadini è più avanti dei governi, riesce a trovare in materie sensibili come questa una convergenza che prescinde dall’appartenenza politica. Ognuno ha sacrificato aspetti della propria posizione per trovare una spinta unitaria sul tema dell’accoglienza e della solidarietà, su cui i governi in effetti spesso mostrano troppo egoismi. Una chiara critica al vertice di giovedì. Direi di sì. Quello è stato un summit concreto sulla risposta ai flussi migratori in termini di sicurezza, ma è rimasto assolutamente carente sul fronte dell’accoglienza, delle quote, sul tema della solidarietà. È stato difficile trovare un accordo tra i gruppi? No, devo dire con soddisfazione che non abbiamo riscontrato particolari difficoltà. Del resto a fare da apripista era stata la dichiarazione congiunta che abbiamo rilasciato la scorsa settimana Manfred Weber (il presidente del gruppo dei Popolari, ndr), Guy Verhofstadt (presidente del gruppo liberale, ndr) e io stesso. Molti vedono risolutivo il cambio di posizione del Ppe sul fronte del Regolamento di Dublino. È così? Mi faccia dire anzitutto una cosa: Dublino è certamente anacronistico, e per questo va cambiato. Quanto al Ppe, vedo che c’è una sensibilità sociale in linea con i valori del cristianesimo cui si richiama, e comune a molti di noi. Anche questo è un segnale che sta emergendo rispetto a egoismi nazionali che pure avevano condizionato spesso varie posizioni. Mi fa molto piacere perché se riusciamo a trovare punti di convergenza su questo terreno, come anche su quello dell’economia, possiamo davvero cambiare l’Europa. Questa risoluzione è un testo non vincolante. Sarete ascoltati dai governi? Guardi, di fronte a una presa di posizione così unitaria dell’intero Parlamento sarà difficile essere trascurati. E comunque ci batteremo. Cominceremo tra 10 giorni quando dovremo discutere le proposte della Commissione su questo tema. Sarà un’altra occasione per rinnovare il nostro impegno. Penso che, superata la stagione elettorale, alcuni Paesi dovrebbero pervenire a posizioni meno rigide. Manca però una cosa nella risoluzione: il riferimento alle migliori possibilità di migrazione legale. Sì, è vero, qui ci sono delle differenze. Noi come socialisti siamo favorevoli ad avere un canale di migrazione legale da offrire a chi fugge non dalle guerre ma dalla povertà. Su questo ci sono indubbiamente resistenze da parte popolare. Ma abbiamo puntato a privilegiare ciò che ci unisce per lanciare un messaggio comune.
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