sabato 11 febbraio 2017
La reazione delle associazioni al decreto immigrazione per velocizzare i tempi per l'asilo. La Caritas: il sistema Sprar vero nodo. Migrantes: misure deludenti.
Caritas: «Basta binomio migranti-sicurezza»
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«Non c’era bisogno di un decreto sicurezza sui migranti». Ancora una volta, la politica sulle migrazioni non convince. Enti ed associazioni in prima linea nell’accoglienza di chi fugge dalla guerra e dalla tortura e avvocati che cercano di tutelarne i diritti puntano il dito contro il decreto legge appena varato dal Consiglio dei ministri. Una legge perlopiù stretta sulla sicurezza. «Ribadiamo la nostra preoccupazione – comincia Oliviero Forti, Caritas – perché l’approccio al tema così complesso viene ancora una volta formulato secondo un’ottica securitaria che per noi, in questa fase, non è prioritaria».

Se da una parte Gentiloni conferma che «non si tratta di chiudere le porte» dall’altra, però, sembra che in questo momento la preoccupazione più importante sia invece quella di allontanare chi sbarca sulle nostre coste. «Ci spiace che si continui in questo binomio immigrazione- sicurezza. Concentriamoci sulle grandi questioni – invita invece Forti – quelle reali che si riscontrano sul territorio. Nessuno parla e nessuno fa decreti, ad esempio, su aree come Castel Volturno o il Foggiano».

Forti cita anche le 'commissioni inutili' che i migranti richiedenti asilo devono affrontare senza la giusta preparazione «perchè vengono da centri dove non c’è personale qualificato». Il responsable Caritas per l’immigrazione sollecita invece il governo a spostare l’attenzione sul sistema Sprar. «Noi siamo con l’Anci che spinge il sistema. È questo il nodo su cui si può lavorare. Il resto è un corollario – conclude – non una politica sull’immigrazione». «Non c’è bisogno in questo momento di un decreto centrato sulla sicurezza» ammonisce Gian Carlo Perego (Migrantes). «Si tratta di misure urgenti assolutamente deludenti – prosegue – che non rispondono all’esigenza reale di un territorio che chiede non sicurezza in più ma misure in più per percorsi di integrazione e valorizzazione».

«Ci aspettavamo un permesso di protezione umanitaria, maggiore attenzione ai più fragili, ai minori non accompagnati, alle vittime di tratta – incalza Perego – un decreto sul servizio civile e la valorizzazione di risorse giovanili già presenti sul territorio». Anche le misure volte ad accellerare l’identificazione e il processo di richiesta d’asilo «possono essere aspetti importanti» sottolinea il Direttore generale della Fondazione Migrantes «ma non erano quelli di cui oggi avevamo bisogno». Si tratta di «strumenti non idonei come i centri di rimpatrio quando manca un vero programma di accoglienza».

Il nuovo decreto, secondo Perego, rischia inoltre di far percepire ancora di più il migrante come una persona da cui difendersi. «C’era bisogno di accentuare questo aspetto o c’era bisogno di misure sociali?» conclude. Anche per padre Camillo Ripamonti (Centro Astalli) sono aletre le urgenze su cui il governo si sarebbe dovuto concentrare. «L’Italia faccia di più e meglio – esorta – è arrivato il momento di pensare il momento di pensare a una nuova legge su immigrazione e asilo. Va riformata tutta la materia. Servono norme nuove che gestiscano flussi di migranti, che progettino modelli di accoglienza diffusa e politiche di inclusione e integrazione sociale. Si è molto concentrati sul velocizzare espulsioni e rimpatri di chi soggiorna illegalmente ma non si affronta il tema principale: le quote di ingresso dei lavoratori migranti non vengono attivate ormai da diversi anni». Il Centro Astalli ritorna a chiedere con forza «vie legali per arrivare a chiedere asilo in sicurezza». Queste sono le principali urgenze da affrontare, «ormai da tempo».

Ma critiche e preoccupazioni sul nuovo decreto arrivano anche da chi è impegnato a tutelare e ad affermare i diritti dei migranti che sbarcano sulle nostre coste. «La nostra è una reazione negativa, su molti aspetti» fa le premesse, Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. «Il più importante è l’eliminazione del secondo grado nel processo» aggiunge Schiavone mentre in rete il presidente Lorenzo Turco twitta: «Al di là dell’immaginazione la sfrontatezza nel considerare i migranti come soggetti di 'non diritto'». Questa la reazione 'a caldo', Asgi si riserva però di fare una valutazione più ampia sul testo del decreto, non escludendo, tuttavia, azioni sul piano giuridico italiano ed europeo.

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