martedì 27 ottobre 2020
Presentato il XV Rapporto: partono i giovani, forza più vitale. Nel 2019 131mila in più. Il presidente Cei: con nuovi Dl si risolve un'ingiustizia. Presente il premier Conte, messaggio di Mattarella
Gualtiero Bassetti

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Vanno all’estero forze giovani e vitali, il pezzo migliore dell’Italia, circa 131mila cittadini nel 2019 che fanno salire la quota ufficiale degli italiani all’estero a 5,5 milioni. Numeri, quelli della XV edizione del rapporto Migrantes sugli italiani nel mondo, presentato stamane a Roma, che innescano inesorabilmente riflessioni sul senso di responsabilità a cui si è chiamati anche nei confronti dei migranti che arrivano nel nostro Paese. È appunto questo il ragionamento da cui parte il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, per sottolineare che «le ultime modifiche normative, in discontinuità con il recente passato, contribuiscono a restituire l’immagine di migranti e richiedenti protezione come persone in carne e ossa, vittime di un sistema globale di iniquità economica e politica, di ingiustizia sociale e non come criminali o minacce all’ordine pubblico. La cura di ogni persona migrante, qualsiasi sia la direzione del suo andare e il passaporto in suo possesso, è sempre doverosa». L’auspicio del cardinale adesso, perciò, è che «la stessa cura per i migranti italiani in mobilità, per chi è già all’estero da tempo, per chi è nato all’estero, per chi è partito da poco o per chi ha intenzione».

Partendo dai numeri degli Italiani nel mondo così, il presidente della Cei indica in particolare, «tre nodi da sciogliere». Il primo, «la carenza di un sistema anagrafico che tenga conto di tutti coloro che partono: le prime generazioni e le ultime, chi si è definitivamente stabilito oltreconfine e chi, invece, sperimenta percorsi di mobilità transitori»; il secondo: un sistema di rappresentanza che «va rimodulato, soprattutto a seguito dell’ultima tornata referendaria che ha decretato la riduzione del numero dei parlamentari»; il terzo, la cittadinanza.

Il Rapporto Italiani nel Mondo infatti, sottolinea Bassetti, evidenzia «l’importanza di un riconoscimento che non sia finalizzato all’uso e al consumo personale, al semplice possesso di un passaporto che apra le porte dell’Europa, ma alla definizione di una identità fortemente legata a un territorio in cui ci si riconosce, sebbene non ci si sia nati, e a cui si vorrebbe poter dare il proprio contributo concreto». Anche perché, la conclusione del responsabile dei vescovi, fermare la mobilità umana è «un’utopia, un’illusione. Governarla, guidarla, è invece la chiave di volta per affrontare un fenomeno che altrimenti può creare disagi e malesseri sociali. L’accompagnamento, però, deve prevedere anche il rispetto dei diritti di cui, negli anni, questo nostro Rapporto si è fatto portavoce esemplare: il diritto di migrare, il diritto di restare, il diritto di tornare, il diritto a una vita felice e dignitosa».

Durante la presentazione, a cui è intervenuto anche in videoconferenza il premier Giuseppe Conte, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha inviato un messaggio, ricordando come questo rapporto «mette al centro della sua analisi l’umanità della persona e le complesse ragioni che spingono i singoli a spostarsi, coinvolgendo esperti dei campi più diversi e mettendo quindi in luce la varietà di angolazioni dalle quali si può leggere il fenomeno delle migrazioni italiane e delle sue evoluzioni nel tempo». Dal canto suo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sottolineato che «è nostro dovere costruire le condizioni per garantire» ai giovani italiani che si stanno formando all'estero «la possibilità di tornare in Italia nel breve periodo, arricchiti dal bagaglio di esperienze umane, professionali e culturali maturate fuori dal nostro Paese».

I numeri del rapporto

Al primo gennaio 2020 la popolazione residente in Italia è composta di 60.244.639. Alla stessa data gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono 5.486.081, il 9,1%. In valore assoluto si registrano quasi 198mila iscrizioni in più rispetto all’anno precedente (variazione 3,6%). Perciò se a livello nazionale la popolazione residente si è ridotta di quasi 189mila unità, gli iscritti all’Aire sono aumentati nell’ultimo anno del 3,7% che diventa il 7,3% nell’ultimo triennio.

In particolare nel 2019 (gennaio-dicembre) hanno lasciato l'Italia ufficialmente 131mila cittadini verso 186 destinazioni del mondo da ogni provincia italiana. Complessivamente, le nuove iscrizioni all’Aire nel 2019 sono state 257.812 (di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 3,6% per acquisizione cittadinanza). «L'Italia sta continuando a perdere le sue forze più giovani e vitali, capacità e competenze che vengono messe a disposizione di paesi altri che non solo li valorizzano appena li intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori, quando cioè creatività e voglia di emergere sono ai livelli più alti per freschezza, genuinità e spirito di competizione». È questo, in definitiva, l’allarme che emerge dal Rapporto 2020 Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes.

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