giovedì 28 febbraio 2013
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​Quasi due ore di colloquio intenso con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, nel suo ufficio al Palazzo Berlaymont. Con in chiusura anche un quattr’occhi riservato di una ventina di minuti. Un incontro nel complesso descritto come molto, molto cordiale, anche se sull’impianto di una normale riunione di lavoro. Il premier uscente Mario Monti torna nella sua amata Bruxelles per quello che è il penultimo giro da capo del governo italiano presso le istituzioni Ue, prima del vertice dei capi di Stato e di governo del 14-15 marzo. Oggi sarà la volta, dopo un discorso all’European Competition Fund 2013, del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy.È evidente l’ansia dei massimi vertici Ue di parlare con l’uomo in cui avevano riposto la massima fiducia che ora deve lasciare il timone italiano in una situazione di caos post-elettorale. Ufficialmente, certo, l’occasione è la preparazione del consiglio di marzo, tradizionalmente dedicato alle questioni economiche. È chiaro però che a Bruxelles si è registrato con grande preoccupazione il messaggio di insofferenza per le dure politiche di austerity, attribuite all’Ue, che gli elettori italiani hanno dovuto affrontare. A quanto si apprende, Barroso e Monti hanno concordato di impegnarsi affinché il summit di marzo dia un messaggio più chiaro a favore della crescita, dell’occupazione, della dimensione sociale degli sforzi di riforma e risanamento. I due leader, si legge in una dichiarazione congiunta, parlano di «soluzioni contrattuali per aumentare la competitività con riforme strutturali» che però «includa meccanismi di solidarietà per aiutare gli Stati membri». Insieme, si legge ancora, Monti e Barroso «hanno concordato un approccio che includa una forte dimensione sociale». «Filo rosso» del loro colloquio, spiegano fonti Ue, la volontà dei due leader (con la speranza che anche Van Rompuy la condivida) che l’Ue migliori la comunicazione, si faccia capire alla gente che la via della stabilità è indispensabile per il futuro e la crescita di tutti, messaggio evidentemente non compreso da molti. È insomma urgente, anzitutto per l’Italia ma anche per tanti Paesi Ue, far capire che l’Europa non è solo rigore e austerity, altrimenti gli sviluppi politici delle varie nazioni potranno farsi sempre più pericolosi. La speranza è anche che un simile messaggio possa in qualche modo aiutare le forze politiche italiane ad agire in modo responsabile, per la stabilità del Paese. «È necessaria una protratta e determinata azione a livello europeo e nazionale – avvertono Monti e Barroso – per assicurare che il ritorno della fiducia nella zona euro sia sostenuta. La crisi non è ancora finita, e gli sforzi non si possono allentare».Risulta che sull’Italia Barroso che non abbia fatto particolari domande sulle discussioni in corso per un possibile governo. È chiaro però che al presidente sta estremamente a cuore che l’Italia si stabilizzi e prosegua sulla via del risanamento e delle riforme, e abbia cercato rassicurazioni da Monti. Non sappiamo se lui sia stato in grado di dargliele, anche se raccontano che si sia chiaramente percepita la forte delusione e preoccupazione del Professore per l’esito delle elezioni. Certo è che alla fine dell’incontro nella dichiarazione finale si afferma che «la Commissione ritiene che l’Italia stia affrontando un ambizioso programma di riforme che, pienamente attuato, aumenterà in modo significativo il suo potenziale di crescita. L’Italia ha inoltre posto le finanze pubbliche su un terreno più sani che è una condizione essenziale per assicurare la crescita». La preoccupazione di Barroso traspare ancora una volta nella classica formula di rito. «Il presidente Barroso ha espresso la sua piena fiducia che l’Italia, come una delle maggiori economie mondiali, assicurerà le condizioni della stabilità politica nell’interesse dell’Italia e dell’Europa nel suo complesso». È, di fatto, un chiaro appello alle forze politiche italiane.
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