venerdì 22 maggio 2015
Pregiudicato si diceva nullatenente. Era il boss delle macchinette.
SECONDO NOI Gli imprenditori facciano pulizia nel mondo dell’azzardo
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«Aveva gravi precedenti penali, risultava quasi nullatenente eppure era il monopolista delle slot della Murgia, un vasto territorio tra le province di Bari e Matera: tutte le sale giochi avevano i suoi apparecchi». Così il colonnello Rosario Castello, comandante provinciale dei carabinieri di Bari descrive Giuseppe Cassone, imprenditore di 68 anni di Gravina di Puglia, al quale ieri gli uomini dell’Arma hanno sequestrato beni per più di 50 milioni di euro, tra i quali una sala giochi a Laterza nel Tarantino, appartamenti a Taormina e più di 2.500 "macchinette". Un vero re delle slot pugliesi. «Eppure – aggiunge il colonnello – risultava ai limiti dell’indigenza, avendo presentato dichiarazioni dei redditi che andavano dagli 800 al massimo di 5mila euro l’anno». «Redditi insufficienti - si legge nell’ordinanza di sequestro - persino per fare fronte alle spese quotidiane della sua famiglia composta da sei persone. Nonostante ciò, Cassone è riuscito, nel corso degli anni e attraverso interposte persone a realizzare svariati investimenti immobiliari e partecipazioni societarie con conseguenti redditi d’impresa». Così nel sequestro di ieri sono finite sei società che si occupano di produzione, commercializzazione e installazione di slot machine e videogiochi, tre società di servizi, un albergo, un ristorante, 12 appartamenti, quattro ville, otto locali commerciali, 14 automezzi e 38 conti correnti. Un’evidente sproporzione tra il patrimonio accumulato e il reddito dichiarato. Beni intestati a familiari o a prestanome. Anche perché l’imprenditore aveva un curriculum penale molto ricco risultando condannato per bancarotta fraudolenta, truffa, ricettazione e emissione di assegni a vuoto. Mentre sono ancora in corso inchieste relative proprio all’azzardo. Eppure, lo ripetiamo, risultava monopolista del mercato legale delle slot. «Dopo tanti anni pensava di avere la faccia pulita e di poterla fare franca. Ma noi siamo molto attenti...», riflette soddisfattto il comandante provinciale. Ed è emerso «un quadro indiziario allarmante» che ha prodotto il sequestro preventivo di tutti i beni riconducibili al Cassone. Una misura giustificata dalla «pericolosità sociale» dell’uomo «in quanto incline alla commissione di reati che mettono in pericolo la sicurezza o la tranquillità pubblica, essendo dedito abitualmente a traffici delittuosi», come si legge nell’ordinanza di sequestro del Tribunale di Bari. Così si è deciso di colpirlo col sequestro. «È uno strumento fondamentale – afferma il colonnello –. Togliere i beni è più importante della galera. Fa più male». Agli imprenditori criminali come ai mafiosi. Questa volta la mafia non c’entra, ma il colonnello ci tiene «a lanciare un campanello d’allarme: la criminalità organizzata investe sempre più nel settore dell’azzardo, soprattutto slot e scommesse. E questo perchè porta gli stessi vantaggi economici del traffico di droga». Ne sono una prova i continui sequestri di centri scommesse e di "macchinette" operati dai carabinieri. E non solo in Puglia. Ieri nel Casertano gli uomini del colonnello Giancarlo Scafuri hanno proseguito nel controllo a tappeto su "azzardopoli". Ieri è toccato a Casapesenna, il paese del boss Michele Zagaria. Qui i militari hanno trovato un centro scommesse irregolare del quale hanno proposto al questore la chiusura, mentre all’interno di un bar caffetteria sono state sequestrate 4 apparecchiature da gioco, poiché sprovviste di autorizzazione e non collegate alla rete nazionale di controllo dei Monopoli. Lo scorso 14 maggio erano stati chiusi due centri scommesse a Villa di Briano, e altri due il 6 maggio a Casal di Principe. Altri luoghi del potere del clan dei "casalesi", anche sull’azzardo.A conferma della massiccia presenza dell’illegalità nel "gioco" legale. «Ormai andiamo quasi a colpo sicuro», sottolinea un investigatore.
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