giovedì 24 marzo 2016
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Il Consiglio superiore della magistratura accelera sulla procedura di incompatibilità del procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, rispetto alle indagini riguardanti Banca Etruria. La prima commissione, presieduta dal laico Renato Balduzzi, ha ascoltato i tre sostituti che compongono il pool incaricato di fare chiarezza sul default dell’istituto di credito: Angela Masiello, Julia Maggiore e Andrea Claudiani. I consiglieri del Csm hanno ricevuto rassicurazioni dai pm circa la serenità del clima interno alla procura aretina, non sono invece rimasti soddisfatti dalle risposte relative ai fascicoli che Rossi, in qualità di capo dell’ufficio, si è autoassegnato. Da qui parte l’ulteriore step della procedura, concordato tra Balduzzi e il togato Pier Giorgio Morosini – relatori del procedimento - e votato all’unanimità dai membri della prima commissione. Il Csm, in pratica, ha chiesto a Rossi copia dei provvedimenti con cui si è autoassegnato alcuni fascicoli, tra i quali i due primi filoni d’inchiesta su Banca Etruria. Inoltre, lo stesso Rossi è stato convocato – è la terza volta – il 12 aprile per essere nuovamente ascoltato. Infine, saranno acquisiti gli esposti di chi ha sollevato dubbi sulla conduzione delle inchieste relative all’istituto di credito. Un supplemento d’indagine da svolgersi in tempi abbastanza rapidi, dunque. Anche perché l’inchiesta sul default di Banca Etruria sta entrando nel vivo, e diventano sempre più insistenti le voci circa l’iscrizione nel registro degli indagati del vecchio board dell’istituto, compreso Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente del Banco e papà del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Rossi già in passato ha indagato su papà-Boschi, fatto però che non aveva rivelato nelle precedenti audizioni alla prima commissione di Palazzo dei Marescialli, affermando anzi di non conoscere “nessuno della famiglia”. Questa omissione bloccò la richiesta di archiviazione della procedura di incompatibilità, che sembrava ormai imminente. L’archiviazione resta tuttora lo scenario più probabile, anche se non è da escludere la presentazione di una relazione di minoranza da parte del membro laico del Csm dell’area di centrodestra, Pierantonio Zanettin. Il Csm vuole risolvere il dubbio d’incompatibilità quanto prima. Rossi sino all’anno scorso ha svolto una consulenza per il governo, da qui la necessità di capire se ciò possa rendere opportuno spostare altrove l’inchiesta su Banca Etruria, il cui salvataggio per decreto da parte dell’esecutivo (insieme ad altri tre istituti, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara) ha scatenato numerose polemiche politiche e accuse al ministro Boschi di “conflitto d’interesse” da parte delle opposizioni. Da questo punto di vista, il precedente rapporto di consulenza tra Rossi e governo ha acuito le tensioni e i sospetti. E dopo una mozione di sfiducia al ministro Boschi respinta dalla Camera lo scorso dicembre, dopo Pasqua si prevede un nuovo voto al Senato. Procede senza grosse certezze, intanto, la vicenda relativa ai rimborsi per i risparmiatori che hanno visto azzerarsi il valore delle obbligazioni che hanno sottoscritto con le quattro banche salvate e che ritengono di essere stati truffati. Oggi si è diffusa la notizia per cui il plafond per i rimborsi potrebbe salire a 280 milioni di euro (provenienti, come i primi 100 stanziati, dal mondo bancario). Il governo potrebbe stabilirlo con un decreto. L’innalzamento della somma renderebbe superflua l’istituzione degli arbitrati presso l’Autorità anticorruzione previsti in legge di stabilità. L’obiettivo è estendere il più possibile la platea e ridurre al minimo contenziosi e tempi di attesa. Domani è previsto in Cdm: potrebbe essere il giorno giusto per il provvedimento, anche se regna una certa prudenza perché sul tema si cerca di agire con l’avallo dell’Unione europea.
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