martedì 5 gennaio 2021
La piccola era affetta da una rara malformazione polmonare ed è stata operata nell'ospedale romano a poche ore dalla nascita. Bagolan: ci aspettiamo un recupero completo
La bimba operata stringe le mani del papà

La bimba operata stringe le mani del papà - Ufficio stampa Bambino Gesù

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Ora stringe con forza la mano del papà, Chloe. La sua voglia di vivere è talmente tanta che a pochi giorni di vita riesce a respirare da sola. Eppure la sua era una malformazione rara ai polmoni che, senza un intervento alla nascita, rischiava di metterne a rischio la qualità della sua vita, se non la vita stessa. Così, scoperta l’anomalia in fase prenatale in Sardegna, i genitori sono stati accompagnati nell’ultima fase della gravidanza all’ospedale pediatrico Bambino Gesù dove la piccola è nata alla 37esima settimana, il 31 dicembre, e sottoposta all’intervento salvavita nel giorno di Capodanno. Così nel passaggio dal vecchio al nuovo anno, in pieno lockdown, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù Chloe è nata e “rinata” a distanza di poche ore, con un’operazione che le consentirà di crescere in salute.

Il parto è avvenuto al Bambino Gesù che non ha un reparto maternità, grazie al progetto in collaborazione col San Pietro Fatebenefratelli avviato nel 2017 che prevede la nascita presso l’ospedale della Santa Sede di neonati con patologie ad altissimo rischio di complicanze o di morte neonatale per l’immediata assistenza medico chirurgica specialistica. A cinque giorni dall’intervento la piccola respira da sola (senza l’assistenza del ventilatore meccanico) e si avvia verso la guarigione completa. Anche grazie ad un lavoro di squadra che ha coinvolto medici di diverse specializzazioni e tre ospedali.

«L’intervento è risolutivo, superata la fase post-chirurgica, la più delicata, le prospettive di qualità di vita sono ottime e, in futuro, non avrà più bisogno di altre operazioni - spiega Pietro Bagolan, direttore del dipartimento Medico chirurgico del feto-neonato-lattante del Bambino Gesù - A pochi giorni dall’intervento la piccola è stata in grado di iniziare finalmente a respirare in modo autonomo. Le sue condizioni cliniche sono buone e ci aspettiamo un recupero completo».

La malattia

La neonata operata il giorno di capodanno era affetta da MAVP - malformazione artero-venosa polmonare, un’anomalia vascolare molto rara che colpisce circa 1 bambino su 3.000-5.000 nati vivi. Solo in minima parte (5-6%), viene diagnosticata in epoca neonatale, mentre si manifesta più frequentemente in età adulta con malformazioni di piccole dimensioni. Nel caso di Chloe, al contrario, la lesione era molto estesa e il suo cuoricino dilatato e sovraccarico. All’interno dei polmoni del feto con questa insidiosa anomalia si sviluppa, infatti, un groviglio di vasi che devia il normale percorso sanguigno mettendo in comunicazione diretta arteria e vena polmonare: intrappolato in questo cortocircuito, il sangue non riesce a ossigenarsi e si riversa nel cuore in grande quantità con il rischio di generare un grave scompenso cardiaco. Si tratta di una malformazione complessa, difficile da osservare nel neonato o durante la vita fetale, che può richiedere un’assistenza altamente specialistica al momento della nascita per scongiurare il pericolo di morte - nei casi più gravi - con un intervento in urgenza. La diagnosi di MAVP per Chloe è stata fatta in utero e la mamma trasferita a Roma per pianificare tempi e modalità del parto.

L’intervento

Il 1 gennaio 2021, a poco più di 24 ore dalla nascita, la neonata è stata sottoposta a un intervento salvavita per correggere il difetto nei polmoni. L’équipe multidisciplinare del Bambino Gesù ha ricostruito il fisiologico flusso sanguigno legando i vasi malformati in modo progressivo e lento per evitare scompensi emodinamici. Ha poi ha effettuato la “lobectomia polmonare inferiore”, ovvero l’asportazione della porzione di polmone con l’anomalia vascolare. Con circa 25 casi all’anno, l’ospedale romano è il centro italiano che esegue il più alto numero di interventi sul polmone in epoca neonatale. Meno frequenti (3 negli ultimi 10 anni) le operazioni per trattare il tipo di anomalia di cui era affetta la piccola paziente sarda, caratterizzata da un grave scompenso cardiaco.

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