mercoledì 17 giugno 2020
Attacchi d’ansia, disturbi del sonno e aumento dell’irritabilità: un’indagine dell’Istituto Gaslini di Genova
Bambini, i danni della quarantena dopo il coronavirus

Ansa

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Per quasi tre mesi di seguito bambini e adolescenti hanno perso i loro punti di riferimento sociali: la scuola, le attività sportive, gli amichetti, i nonni, gli educatori. E poi, niente vita nè giochi all’aria aperta. Durante la quarantena, per i componenti più piccoli della famiglia, gli unici interlocutori sono stati genitori e fratelli, spesso gravati anch’essi da paure e incertezze, con rapporti carichi di emotività, momenti di tensione in una convivenza forzata tra le mura domestiche (dagli spazi spesso ristretti), e per di più 24 ore su 24, senza interruzioni, con il virus che fuori si diffondeva seminando la paura del contagio. Le conseguenze? Sbalzi d’umore, maggiore irritabilità, attacchi d’ansia (soprattutto per il timore dell’abbandono), inquietudine, una sensazione di mancanza d’aria o fiato corto, ossessione per la pulizia, alterazioni del ritmo del sonno causati dalla paura del buio, con difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e scombussolamento degli orari che prima scandivano ordinatamente le giornate: il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% dei ragazzi fino ai 18 «hanno avuto problemi comportamentali e sintomi di regressione». Colpa dello stress ma non solo.

L’impatto psicologico della pandemia da Covid-19, insomma, per la maggior parte delle persone minorenni che vivono nel nostro Paese è stato devastante, raggiungendo un livello di disturbi e patologie legato strettamente al malessere psichico manifestato da mamma e papà alle prese con l’emergenza coronavirus. È quanto emerge dai risultati di un’indagine presentata ieri al ministero della Salute e realizzata dall’Irccs “Giannina Gaslini” e dall’università di Genova su un campione di 6.800 soggetti (3.245 le famiglie interpellate con figli minori a carico) da tutta Italia (in particolare dalle regioni del Nord e dell’alta Toscana). Gli intervistati hanno risposto in forma anonima a un questionario pubblicato sul sito web dell’istituto che è stato raccolto a quindici giorni di distanza dall’inizio dell’isolamento, cioè tra il 24 marzo e il 3 aprile. A guidare la ricerca, il neurologo Lino Nobili, direttore del Dipartimento di neuropsichiatria infantile dell’ospedale ligure, dove è stato aperto un ambulatorio dedicato proprio alla cura delle sindromi da lockdown sui bambini.

Nei bambini e nei ragazzi dai 6 ai 18 anni, dunque, i disturbi più frequenti – sottolinea l’indagine – hanno interessato la componente somatica (con l’ansia protagonista) e i ritmi del sonno (difficoltà nell’addormentarsi e nello svegliarsi per iniziare le lezioni telematiche a casa). E non sono mancati casi di “enuresi” (la pipì a letto) ed “encopresi” (emissione involontaria e ripetuta di feci). La tendenza che ha toccato di più gli adolescenti, invece, è quella al “ritardo di fase”: si va a letto più tardi e non ci si alza volentieri al mattino, come in una specie di jet legdomestico.

Nella popolazione dei più giovani, inoltre, è stata riscontrata una «aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore», con scarsa collaborazione alle attività domestiche e, quasi inevitabile, un utilizzo improprio dei media e dei social network . «Il lockdown– ha spiegato Paolo Petralia, direttore generale dell’Istituto Gaslini – ha davvero segnato i nostri bambini con vari tipi di regressione, problemi che magari si erano superati e che si sono ripresentati come paura del buio e pianto inconsolabile, difficoltà di addormentamento e ansia da separazione. Le parole chiave che abbiamo colto più spesso riportate nelle parole e nei disegni dei bambini al di sotto dei 6 anni sono state “ho paura” e “brutto”».

«La ricerca è un ulteriore stimolo a recuperare al più presto, pur con le necessarie precauzioni, le opportunità di interazione diretta tra coetanei, strumento essenziale per lo sviluppo emotivo e l’acquisizione di competenze», ha aggiunto lo psichiatra Fabrizio Starace, membro della “task force” di Vittorio Colao per la ripartenza economica e sociale dell’Italia. L’indagine statistica ha tracciato un quadro attendibile della salute fisica e mentale dei nuclei familiari italiani con minori (massimamente quelli di Lombardia, Piemonte, Veneto, dove l’epidemia ha colpito di più), in un momento decisivo destinato ad incidere anche nel futuro.

«È importante oggi essere consapevoli di quanto le misure di chiusura e isolamento assunte dal governo, che pure hanno messo in sicurezza la salute degli italiani – ha commentato la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa – abbiano pesato su bambini, bambine e adolescenti, quelli che hanno pagato un prezzo particolarmente alto durante il lockdown: per questo oggi dobbiamo fare in modo di accompagnarli per mano fuori per far ritorno a una quotidianità che vorremmo fosse più bella e sicura possibile».

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