venerdì 12 aprile 2013
Oltre 130 milioni di euro mai spesi o malamente sprecati Lo sostiene la magistratura partenopea che ieri ha sequestrato l’area ex Italsider ed ex Eternit, compresa la cosiddetta "colmata" L’inchiesta partita da una donna morta di tumore ai polmoni
La triste storia di una grande incompiuta
EDITORIALE L'illusione venduta di Giovanni Ruggiero
INCHIESTA Bonifiche scandalo. Quei lavori infiniti di Antonio Maria Mira
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Nulla di vero nelle bonifiche nell’area che fu industriale a Bagnoli, annunciate, progettate, pagate ma, soprattutto, finte. Oltre 130 milioni di euro, soldi pubblici mal spesi o non spesi per sanare dall’inquinamento la periferia ovest di Napoli. Bonifiche «virtualmente effettuate» secondo l’indagine della magistratura partenopea che ieri ha sequestrato l’area ex Italsider ed ex Eternit, compresa la cosiddetta "colmata", ipotizzando una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti della società "Bagnoli Futura" e di enti locali a vario titolo coinvolti. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno infatti accertato un notevole inquinamento dell’area: gli interventi di bonifica – secondo la Procura – avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale. Tanto che sussiste un «pericolo ambientale con una immensa capacità diffusiva che coinvolge l’ambiente e l’integrità della salute di un numero non individuabile di persone». Ciò sarebbe avvenuto «in conseguenza dell’accertato miscelamento» dello sversamento in mare di sostanze inquinanti, in particolare idrocarburi, nel corso di diversi anni e «della gestione illecita dei rifiuti pericolosi in corso di bonifica che hanno comportato un incremento del rischio e della pericolosità ambientale e per la salute umana». Si è accertato inoltre «non solo che i terreni non sono stati affatto bonificati ma altresì che la contaminazione, all’origine a macchia di leopardo, è stata spalmata su tutte le aree, alle diverse profondità dei terreni, cagionando un danno ambientale rilevante e irrimediabile», ulteriormente aggravato dalla mancata messa in sicurezza con lo strato di terreno superficiale dal momento che tale strato «è ancora più inquinato dei terreni sottostanti».Dall’inchiesta dei carabinieri del Comando provinciale di Napoli e del Noe è emerso che la bonifica di Bagnoli ha di fatto «comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l’area con aggravamento dell’inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica», sostiene la Procura di Napoli che, alla luce dei rilievi dei consulenti tecnici, ha ipotizzato il reato di truffa ai danni dello Stato «in relazione all’illecita percezione di denaro pubblico». Agli indagati vengono contestati anche il falso, in merito alle certificazioni di analisi e alle attestazioni di avvenuta bonifica; la miscelazione di rifiuti industriali, in relazione all’avvenuto interramento di rifiuti industriali nell’area del Parco dello Sport; il favoreggiamento reale, oltre al disastro ambientale.L’inchiesta è nata dalla denuncia di una donna che riteneva di essersi ammalata di tumore per aver vissuto fin dalla nascita nella zona di via Cavalleggeri d’Aosta, vicino all’area dell’ex Italsider. La vicenda è accennata nel decreto di sequestro dell’area emesso dal collegio di gip su richiesta dei pm che si occupano di reati ambientali e contro la pubblica amministrazione. La donna morì per un cancro ai polmoni nel 2011 pur non essendo - come evidenziano gli inquirenti - un soggetto a rischio dal momento che non era fumatrice e non aveva familiari affetti da analoghe patologie.Fra le 21 persone indagate nell’indagine vi sono anche due ex vicesindaci del capoluogo campano: Sabatino Santangelo, presidente della Bagnolifutura fino al 2006, e Rocco Papa, presidente della Bagnolifutura dal 2006 al 2010, entrambi vicesindaci di Napoli in giunte presiedute da Rosa Russo Iervolino. Indagato anche Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente. Secondo i pm, «tutti gli enti pubblici istituzionalmente preposti al controllo dell’attività di bonifica, quali Arpac, Comune e Provincia di Napoli, si sono venuti a trovare», in una situazione di palese conflitto d’interesse con «l’interscambio dei ruoli tra controllori e controllati». Praticamente gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali, fittizie, di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree ed ora in amministrazione controllata.
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