giovedì 14 novembre 2013
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Alle nuove generazioni si sta togliendo tutto: il lavoro, la scuola, la speranza nel futuro. A ogni “detrazione” corrisponde una lacuna del mondo degli adulti: la mancanza di politiche economiche adeguate ad affrontare la crisi, la paralisi nel sistema educativo, il dilagare dei messaggi distorti dei media. «Adesso, però, è troppo. Adesso vogliamo togliere loro anche la dignità». Alessandro Prisciandaro è il presidente dell’Associazione pedagogisti educatori italiani. Uno che ogni giorno incontra decine di ragazzi difficili, cerca di rispondere alle loro domande, si misura con la fragilità. «E non sopporto quello che si sta facendo sul piano mediatico: livellare al basso, dipingere i tutti i nostri adolescenti come “animali” da prostituzione, senza alcuna distinzione».Le “studentesse squillo” e le “ragazze doccia”. Nei titoli ad effetto di molti giornali sono entrate queste definizioni. Oltre a fiumi di intercettazioni con particolari agghiaccianti sul giro di prostituzione che ha coinvolto le due adolescenti romane. Sono scelte che, come pedagogisti, avete criticato con forza.È inaccettabile quello che sta succedendo. Sembra che improvvisamente il Paese si sia accorto che quella dei nostri adolescenti è una generazione in emergenza, disposta a vendersi per stare al passo con le richieste sempre più esigenti delle mode. Eccole, fotografate e messe all’indice, le ragazzine perdute nei meandri dei social network e della logica del successo predicata dalla tv. Come se tutte le ragazzine fossero così. E soprattutto come se noi non c’entrassimo con quello che sta succedendo.Insomma, no alle generalizzazioni.Non voglio nascondere la reale gravità di quanto accaduto a Roma e a Milano, ma a deviare è e rimane una minoranza. Quello che ci dovremmo chiedere è come stanno gli altri. Cosa passa nella testa degli altri, quando gli raccontiamo che per acquistare una ricarica telefonica si può fare sesso orale. Ai nostri ragazzi stiamo togliendo tutto: il lavoro, la passione per la cultura, il desiderio di una famiglia. Adesso gli diciamo anche che non hanno dignità, che sono una generazione persa.Che fare?Smetterla di “parlare” dei ragazzi e incontrarli, in carne e ossa. Genitori, educatori, politici: l’appello è a loro. I nostri adolescenti sono pieni di domande, per ognuna serve una risposta concreta. E troppo spesso manca. Non ci stupiamo se capita che vadano a carcarla altrove, perdendosi. Quando lo fanno, abbiamo perso tutti.
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