mercoledì 6 novembre 2013
Il vescovo ausiliare D’Ercole: la povertà non è solo economica, ma soprattutto spirituale Manca il dialogo in casa.
COMMENTA E CONDIVIDI
La povertà non è solo mancanza di un piatto di pasta. Il malessere, soprattutto quello giovanile, ha molte forme. Anche quella di ragazze sotto i 14 anni che si vendono per pochi euro o per una ricarica. L’occasione è la presentazione di dati sulla povertà in Abruzzo e Molise e le strategie messe in campo dalla Caritas per aiutare, non solo materialmente, gli indigenti. Ma le parole del vescovo ausiliare dell’Aquila, monsignor Giovanni D’Ercole, vogliono prima di tutto «riportare l’attenzione sul disagio giovanile, che è una povertà, e che porta anche a questo fenomeno» o a quello dell’alcolismo. In città come nel resto d’Italia. Un fatto «drammatico legato alla crisi», che ha indotto anche all’Aquila le forze dell’ordine ad alzare il livello di guardia su possibili casi di prostituzione minorile. Il disagio dei giovani però, «che deve essere la più grande preoccupazione per noi adulti» puntualizza D’Ercole, è la diretta conseguenza della mancanza di ascolto e di dialogo. Per questo il vescovo invita tutti a «incoraggiare i ragazzi a parlare con gli adulti, gli insegnanti, i sacerdoti, in modo tale che si possano prevenire certi fenomeni». Giovanissime che, in famiglie con difficoltà economiche, sono arrivate a prostituirsi. Il riferimento del vescovo ausiliare dell’Aquila è a un caso limite, frutto di una confidenza che un medico dell’ospedale aquilano gli ha fatto. Al di là dei numeri importanti del bisogno, il quadro che ne viene fuori è una situazione di degrado umano che va oltre «la mancanza di soldi e di lavoro - ricorda il presule aquilano -. C’è una povertà di senso, di modelli a cui ispirarsi, di morale». Dimostrazione che la crisi più grande è quella spirituale. Va ritrovata l’umanità perduta, che significa «riscoprire la bellezza dello stare insieme». In Abruzzo come altrove.  E le regioni del centro Italia non fanno eccezione in quanto a difficoltà sociali. Il report annuale della Caritas Abruzzo e Molise, infatti, dimostra come in un anno sia aumentato del 4,5% il numero di italiani che si rivolge ai centri d’ascolto delle diocesi, una percentuale salita nel 2012 al 55,3%. Chi bussa alle porte della Caritas locale quasi 7 volte su 10 lo fa per far fronte ai problemi economici (il 32,8 %) all’occupazione (il 25,2%) e alle esigenze abitative (l’11,7%). Le risposte che vengono messe in campo, sempre più orientate a migliorare in via definitiva e non momentanea la situazione di famiglie e imprese, sono racchiuse in 47 progetti anti-crisi che vanno dagli aiuti a fondo perduto, al microcredito, alla carta acquisti negli empori della solidarietà. Ai cittadini che hanno difficoltà per l’inserimento lavorativo, per pagare le spese sanitarie, si risponde dunque con l’accompagnamento e con l’ascolto, precisa don Marco Pagniello, il direttore regionale della Caritas, ma adesso anche «le istituzioni devono tornare a investire sulla famiglia e sulle politiche sociali». Il titolo del rapporto "Cinque pani e due pesci" non è scelto a caso, precisa, ma è la dimostrazione che l’unica possibilità per uscire dalla crisi è «lavorare in comunione mettendo a servizio del bene comune le poche risorse disponibili».  
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: