venerdì 1 aprile 2016
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Camorra e ’ndrangheta insieme per gestire le scommesse ROMA Un altro duro colpo agli interessi della criminalità organizzata sull’azzardo e, in particolare, su scommesse e poker on line. È l’operazione Jamm Jamm, condotta dalla Guardia di Finanza su delega della Procura di Salerno: 18 arresti che hanno colpito il clan camorrista dei Contaldo di Pagani, detti 'i caccaviello', che dall’agro nocerino sarnese avevano allargato i propri affari in altre regioni, in particolare, in Basilicata e Calabria, anche in collegamento con la ’ndrangheta, gestendo e amministrando piattaforme di scommesse e poker illegali prive di concessione dei Monopoli. In totale gli indagati sono 64, dei quali 57 sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di organizzazione e raccolta a distanza del gioco on line. Nell’ambito dell’operazione sono state sottoposte a sequestro 23 attività commerciali che “ospitavano” i terminali di gioco. Secondo quanto hanno accertato gli inqui- renti, il sodalizio aveva stretto legami con affiliati ad altri clan camorristici del nocerino e della zona della valle dell’Irno, nonché con pluripregiudicati con provata esperienza nel settore dei giochi on line, per sviluppare e imporre le proprie piattaforme di gioco. E disponeva inoltre di articolazioni all’estero che spaziavano dal Canada al Regno Unito, da Malta al Montenegro. I proventi del business venivano poi investiti anche in altri ambiti, in particolare in bar e discoteche. Il principale promotore, Contaldo Antonio, unitamente ai familiari, gestiva diverse piattaforme e canali on line per la raccolta delle scommesse clandestine e del poker su internet, creandone anche di proprie. A tal fine si è giovato di collaborazioni con altre organizzazioni operanti sul territorio nazionale quali quelle riconducibili ai fratelli Tancredi di Potenza e con soggetti contigui a cosche della ‘ndrangheta, anche costoro raggiunti dai provvedimenti emessi dalla procura di Salerno. Sono 11 i siti di gioco oscurati, tra cui domini come 4.dgbpoker.com e betfaktor.com. Le piattaforme - secondo quanto rende noto la Guardia di Finanza - erano alterati in modo da rendere impossibile per il giocatore effettuare vincite apprezzabili, una vera e propria truffa. «Gli indagati avevano creato un sistema che definivano di robotizzazione – spiega il tenente colonnello Enea Zanetti che ha coordinato le indagini –. A un tavolo di poker on line, a fronte di un dato numero di giocatori reali, ce ne erano anche alcuni virtuali tarati per vincere. Di fatto, i giocatori credevano di vincere all’inizio, ma alla fine chi vinceva erano i computer». Il giro d’affari «era tra i 2mila e i 10mila euro al giorno, e il sodalizio ha operato in maniera certa dal 2013» ha aggiunto l’ufficiale, e questo porta a stimare un volume d’affari complessivo di almeno 2 milioni l’anno. «Bisogna però considerare che soprattutto nei primi mesi veniva fatto un largo uso di denaro contante. Le stime sono state fatte attraverso intercettazioni e ricostruendo il giro d’affari di alcuni esercizi». Il gruppo «gestiva le piattaforme in proprio. All’inizio le ha comprate già pronte. Poi ha coinvolto alcuni specialisti che ne hanno creato altre». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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