venerdì 25 novembre 2016
Camera, proposta bloccata. E in aula sarà fiducia. La commissione Bilancio manda la manovra in assemblea senza aver completato l’esame. E gli emendamenti restano preclusi
Azzardo, impedito il voto al divieto di pubblicità
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La commissione Bilancio della Camera è rimasta sorda all’appello dell’Intergruppo parlamentare sull’azzardo e all’analoga presa di posizione delle associazioni che si battono contro questo fenomeno: caldeggiavano l’approvazione di un emendamento del M5S sul divieto tota- le di pubblicità. Invece, tutto è rimandato alla tornata di Palazzo Madama, visto che la fiducia impedirà di riproporre gli stessi emendamenti alla discussione dell’Aula. Ieri la commissione, per rispettare la tempistica, ha terminato l’esame del ddl Bilancio senza esaminare e votare l’intero provvedimento (con tutti i suoi 900 emendamenti), conferendo - come si fa in questi casi - il mandato per l’Aula al relatore Mauro Guerra (Pd).

Tra gli articoli non esaminati - con le relative proposte emendative precluse perciò dalla discussione - c’è anche l’articolo 73 sulla gara per il SuperEnalotto. Gli emendamenti preclusi sono quello di Rosy Bindi (Pd) che chiedeva una disciplina uniforme delle concessioni, in modo da garantire le trasparenza, quella di Roberto Capelli (Centro democratico), che proponeva di alzare la base d’asta per le stesse da 100 a 200 milioni. E, appunto, quella di Matteo Mantero (M5S) che tornava a proporre il divieto, in qualsiasi forma, della «propaganda pubblicitaria, di ogni comunicazione commerciale di sponsorizzazione o di promozione di marchi» aventi per oggetto giochi con vincita in denaro.

Nell’ipotesi la sanzione amministrativa pecuniaria prevista era da 50mila a 500mila euro. Questi emendamenti potrebbero anche essere ripresentati in Aula, ma se - come è stato preannunciato proprio in commissione - sarà posta la questione di fiducia sull’intero ddl, a essi sarebbe nuovamente sbarrata la strada. Una conferma del sostanziale 'passo di mano' con Palazzo Madama arriva dalle parole del sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, che già rimanda tutto al Senato, dove, spiega «sarà esaminato il capitolo giochi, come altri che qui non abbiamo avuto modo di affrontare in maniera approfondita».

A prendere carta e penna in mano nei giorni scorsi era stato il deputato dem Lorenzo Basso, che in qualità di coordinatore dell’intergruppo parlamentare sui temi dell’azzardo ha invitato i colleghi ad approvare l’emendamento sulla pubblicità a prescindere dal colore politico». Nello stesso giorno erano intervenute anche la Consulta nazionale Antiusura e il cartello 'Insieme contro l’azzardo' a ricordare l’importanza della misura, invocando i danni per la salute pubblica delle ludopatie. «È giunto il momento di assumere posizioni al di sopra della singola appartenenza politica », auspicava il presidente della Consulta, monsignor Alberto D’Urso. A sostegno dell’appello di Basso si erano schierate anche la campagna 'Mettiamoci in gioco' e il movimento NoSlot, che citava il caso dello «scandalo» dell’accordo tra Federazione gioco calcio e Intralot.

Un ennesimo slittamento c’è stato ieri anche sul versante dell’accordo tra Comuni e governo su orari di funzionamento e distanze delle slot dai luoghi sensibili, come le scuole, previste in molti casi dagli stessi enti locali. «Credo che il governo stia facendo un ragionamento al suo interno proprio sulle nostre posizioni », ha affermato a margine della Conferenza unificata di ieri il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Ieri il tema era all’ordine del giorno, ma poi è stato espunto. Un rinvio per approfondimenti era stato chiesto la scorsa settimana proprio dall’Anci. Prevede un’intesa in tempi brevi il numero uno della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.

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